La maggior parte dei muri di fondazione, edificati nel sottosuolo quale base d’appoggio degli edifici, restò intatta. Furono i muri d’elevazione a subire le maggiori sollecitazioni. I muri portanti, che sostenevano tutto il peso dei piani, dei solai e del tetto erano sottodimensionati all’entità del carico sovrastante e al tipo di muratura. I muri in elevazione, di collegamento e i muri di spina della maggior parte delle abitazioni pre-terremoto erano uniti tra loro da un sistema di travi di legno, di conseguenza, già il primo piano, alto e imponente, era un pesante fardello sulle fragili strutture portanti.
Cause strutturali e cause naturali
La muratura, sia delle fondazioni che dei muri d’elevazione di molti dei nuovi edifici costruiti nell’Ottocento, era costituita da pietrame gettato alla rinfusa su un letto di malta oppure, come capitò sempre più spesso dopo i terremoti del 1783, 1894, 1895, 1905, 1907, da materiali diversi, di risulta, provenienti dalle demolizioni degli edifici precedenti, tenuti insieme da calcina o cemento. Molto utilizzata anche la muratura di pietrame listato ottenuta inserendo dei filari di mattoni ogni metro di altezza. La muratura a mattoni pieni, venne utilizzata solo in particolari occasioni e su richiesta del committente.
Le case realizzate in muratura in pietrame o mista si ruppero a metà, lasciando scoperti gli interni. Quando il suolo traballò per trentasette secondi, le sopraelevazioni delle case saltarono via come leggere scatole di sabbia senza più sostegno, frantumando tutto ciò che trovarono sotto.
Un membro della Società degli Ingegneri Civili di Francia fece un sopralluogo a Messina, subito dopo il terremoto, e stilò una relazione completa di foto. La sua analisi attestava «la tenuta perfetta di tutti gli elementi in calcestruzzo armato del nostro sistema, costruiti in certi edifizi, e particolarmente di quelli che si trovavano nella parte più tormentata della città».
Seguiva un elenco delle principali costruzioni che avevano resistito al terremoto del 28 dicembre 1908:
- la copertura del torrente Portalegni, «intatta, malgrado l’enorme massa di macerie che vi si è accumulata sopra»;
- un serbatoio di 4.000 metri cubi d’acqua potabile, «in perfetto stato, non ha cessato di fornire acqua alla città»;
- un ponte sul torrente Portalegni: «intatto»;
- vari solai nell’ospedale, al Museo, all’Ospizio Cappellini ecc.;
- il mulino Di Natale che presentava pilastri e solai in cemento armato, «intatto»;
- sala d’aspetto alla stazione dei ferry-boats, solaio e pilastri in calcestruzzo armato: «intatta»;
- il Grande Ospedale: l’edificio in muratura ordinaria era crollato ma la scala in calcestruzzo armato rimase «intatta, isolata fra le rovine»;
- una casa in calcestruzzo armato in via La Farina, «rimasta intatta, salvando la vita ai suoi abitanti».
Tuttavia, anche l’ingegnere francese andava notando che le fondazioni, nonostante il «cattivo suolo» di Messina, le «costruzioni precarie», le parti che avevano «sofferto molto nella loro superstruttura», non avevano subito gravi danni.
Il «difetto di stabilità» stava nelle parti superiori degli edifici e nell’adozione di cattivi materiali: «Il cattivo sistema di costruzione, a Messina, nonché la qualità mediocre dei materiali impiegati, sembra essere stata la principale causa di generalizzazione del disastro».
Sulla scorta degli studi e delle testimonianze raccolte, riassumiamo le cause della terribile perdita di vite umane a Messina:
Cause strutturali:
- Gli edifici, nel loro complesso, non presentavano strutture architettoniche stabili, se non al pianoterra;
- La maggior parte delle case non era stata costruita secondo norme antisismiche, sebbene si conoscessero già gli effetti dei terremoti sugli edifici con muratura ordinaria e sebbene a Messina continuasse a essere rispettato il piano regolatore del periodo borbonico, completo delle suddette norme;
- Le strutture architettoniche d’alcuni edifici erano già state messe a dura prova dai precedenti terremoti, dalle alluvioni e dall’innalzamento del livello del manto stradale;
- Le strutture preesistenti, sia robuste che fragili, erano state sovraccaricate da elevazioni e sporgenze a carattere puramente speculativo, molte delle quali vietate e non contemplate dal piano regolatore urbano;
- I muri portanti contenevano materiale di riutilizzo: pietrame vario, anche di fiume e perciò levigato, cocci di mattoni, pochi mattoni interi;
- I muri, le travi e le sporgenze delle case, a causa dell’esigua distanza, andarono a scontrarsi e a sommergere le case vicine.
Cause naturali:
- il movimento tellurico fu molto vicino alla superficie terrestre: il sismografo di Messina registrò un flesso delle curve odografe molto accentuato, tale da far pensare che l’origine del terremoto fosse molto vicina alla superficie. Il movimento, infatti, fu registrato da oltre cento sismografi di tutto il mondo. Anche da quello di Christchurch, posto in Nuova Zelanda, a 18.000 chilometri di distanza da Messina;
- Il movimento fu soprattutto sussultorio, oltre che ondulatorio.
Al disastro tellurico si aggiunse la devastazione degli incendi, facilitata dalle strutture in legno delle abitazioni, dalle canne all’interno dei muri, dallo scoppio delle condutture del gas. Incendi si verificarono anche a distanza di venti giorni dal terremoto: il 19 gennaio andò a fuoco il palazzo Cassibile e il palazzo Dennini, pochi giorni dopo anche il palazzo Pulejo.
Quella del 28 dicembre del 1908 fu una catastrofe già annunciata: se il terremoto, infatti, fu solo una casualità, l’unica certezza avrebbe dovuto risiedere nella qualità e nella stabilità delle costruzioni.
La catastrofe, dunque, ebbe il benestare di avide famiglie messinesi in cerca di un ricco, quanto effimero, tornaconto in termini di cariche pubbliche, condoni e permessi edilizi, proprietà, privilegi in sede di aggiudicazione di beni immobili, agevolazioni fiscali e commerciali.
Articoli precedenti sul Terremoto di Messina:
- Messina 1908-2018: i 110 anni del terremoto che unì gli italiani più dell’Unità
- 28 DICEMBRE 1908: storia di una tragedia annunciata
- Storia di un superstite del terremoto di Messina: Antonio Barreca
- Messina 1908: “quale spettacolo terrificante!”
- Storia del primo telegramma che annunciò il terremoto di Messina al mondo
- Da «Via del Corso» a «Corso Cavour»
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- Le mani sulla città
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- Cronache (distorte) dal terremoto di Messina
- Lo stato d’assedio durante il terremoto di Messina
- Storie del terremoto di Messina raccontate dai giornali dell’epoca
- Lo smistamento dei superstiti del terremoto di Messina
- Tutta la verità sulle 80.000 vittime del terremoto del 28 dicembre 1908
- Scale sismiche e sistemi di registrazione meccanografici dell’800
- Le tre scosse di quel mattino del 28 dicembre 1908
- Studiosi fra le rovine
(1) Tratto dal libro di Dario De Pasquale “LE MANI SU MESSINA prima e dopo il terremoto del 28 dicembre 1908. Giochi di potere, politica, malaffare, potentati locali, rapporti con il governo italiano e resoconto a 100 anni di distanza.”, [2006].
(2) D. De Pasquale, I Marchesi di Cassibile, ABC Sikelia Ed., 2018
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