Gianlorenzo Bernini

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Il nostro percorso di storia dell’arte sul XVII secolo non sarebbe completo se non analizzassimo anche le importanti produzioni artistiche di tre notevoli artisti della prima metà del secolo: Bernini, Borromini e Reni.

Il centro culturale in cui si dispiegano le attività artistiche degli autori considerati è sempre Roma, grande cantiere aperto legato alle innumerevoli committenze ecclesiastiche.


GIANLORENZO BERNINI – La vita

G.L. Bernini, Autoritratto, 1623, Roma, Galleria Borghese.

Figlio d’arte, nasce a Napoli nel 1598 da Pietro, scultore toscano impegnato nella edificazione della Certosa di San Martino (Napoli), e dalla popolana Angelica Galante. La gavetta di Gian Lorenzo inizia proprio presso i cantieri calcati dal padre. La trasferta romana arriva nel 1606, allorquando a Pietro si aprono le porte del cantiere della cappella Paolina di Santa Maria Maggiore, sotto il papato di Paolo V. La cappella doveva ospitare le tombe dello stesso pontefice in carica e del suo predecessore Clemente VIII. 

L’influenza tardo-manierista del padre è viva nelle opere iniziali di Gian Lorenzo, specie in quelle ospitate presso la villa Borghese e la cappella Barberini di Sant’Andrea della Valle. Comincia ad acquisire una sua autonomia stilistica a partire dalla realizzazione di due figure di santi: San Lorenzo e San Sebastiano. Le committenze più importanti arrivano agli inizi degli anni Venti, quando il padre lo avvicina all’ambiente di casa Barberini. Qui Gian Lorenzo è invitato a rifinire alcune incompiute di Michelangelo Buonarroti.

Da Scipione Borghese a Maffeo Barberini

L’inizio è trionfale. Da questa iniziazione quasi scolastica, Bernini approda alle dipendenze di Scipione Borghese, il cardinale che scommetterà tutto sulle qualità di questo giovane artista poco più che ventenne. A lui, nel giro di pochissimi anni, commissiona gruppi monumentali molto impegnativi dal punto di vista volumetrico e tecnico: Enea, Ascanio e Anchise, Apollo e Dafne, Il Ratto di Proserpina, Il David. Un’altra fortuna legata alla sua carriera è l’ascesa al pontificato di quel Maffeo Barberini che fu il suo primo mecenate, con il nome di Urbano VIII. Da questo momento in poi, Bernini viene ricoperto di incarichi: commissario dei maggiori impianti idrici romani, fra i quali quello di Piazza Navona, direttore della Fonderia di Castel Sant’Angelo. Anche per questo numerosi sono i suoi progetti di fontane a Roma: Barcaccia, delle Api, del Tritone, di Trevi.

Il Ratto di Proserpina, 1621-22, Galleria Borghese, Roma.
Il Ratto di Proserpina, particolare.

 

 

 

 

 

 

 

Apollo e Dafne, 1622-25, Galleria Borghese, Roma.
Il David, 1623-24, Galleria Borghese, Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla morte di Carlo Maderno, subentra alla direzione dei lavori della Basilica di San Pietro per la quale realizza il sepolcro di Urbano VIII, il Baldacchino, il Colonnato, il San Longino.

Il Baldacchino di San Pietro

Il nuovo Papa Innocenzo X e la rivalità con Borromini

Questo momento di splendore artistico si spegne alla morte del pontefice. Il nuovo papa Innocenzo X appartenente alla famiglia Pamphilij, taglia i rapporti con tutti gli artisti legati alla famiglia Barberini (costretta a ritirarsi in Francia per i forti contrasti sorti in Italia).

Bernini viene trascurato a favore del rivale Borromini, architetto dalle eccezionali qualità, coetaneo di Gian Lorenzo. Purtuttavia, il Bernini, anche in virtù delle sue innegabili doti e delle sue relazioni, ottiene l’importante incarico del rifacimento degli interni della Basilica di San Pietro in occasione del giubileo del 1650. Provvederà, infatti, alla sistemazione di notevoli marmi nella navata centrale e nelle torre campanarie. A queste ultime è legata una ingloriosa vicenda che lo vede coinvolto come responsabile della stabilità della struttura. Le torri, probabilmente per cedimento del terreno, più per la tipologia di interventi operati, mostrano delle preoccupanti crepe a tal punto che vengono abbattute. Ne consegue un’aspra critica da parte di tutti i detrattori di Bernini che prendono a pretesto questa vicenda per tacciarlo di incompetenza. Bernini esce indenne dal processo intentatogli e il papa torna a commissionargli un’importante fontana: i Quattro Fiumi a Piazza Navona.

Fontana dei Quattro Fiumi

Con la diminuzione della pressione papale, aumentano i lavori commissionati da privati. Fra questi, la famiglia Cornaro gli commissiona una cappella in Santa Maria della Vittoria per la quale realizza una entusiasmante Estasi di Santa Teresa.

Cappella Cornaro, Estasi di Santa Teresa.

Il nuovo papa Alessandro VII riporta in auge la figura di Bernini commissionandogli forse l’opera più importante successiva al giubileo: ridisegnare via del Corso per accogliere la conversione al cattolicesimo della regnante Cristina di Svezia. La via è immaginata con linee convergenti sulla Piazza del Popolo, sulla quale vengono erette due chiese gemelle.

Alla corte del Re Sole

La fama internazionale porta Bernini oltre confine, in Francia, dove è pronto ad accoglierlo il Re Sole, Luigi XIV. Fra le principali committenze, gli affida un busto ritraente se stesso e la ristrutturazione dell’edificio del Louvre. Il suo soggiorno francese, tuttavia, dura pochissimo, soprattutto per via delle grandi ostilità e invidie nutrite da artisti e committenti francesi.

Al suo ritorno, realizza il monumento funebre per il papa Alessandro VII e comincia un lavoro per il nuovo papa Clemente VII: la processione degli Angeli sul ponte Sant’Angelo (1675). 

Processione di Angeli a Castel Sant’Angelo

La morte lo sorprende nel 1680, quando la sua mente instancabile prestava ancora servizio all’ultimo papa, Innocenzo XI.

LE OPERE

Bernini è considerato il più grande architetto del Barocco (“Michelan­gelo” del Barocco).

Durante a sua lunghissima vita servì otto Papi, e potè dare a Roma la sua grandiosa impronta barocca.

Il suo stile, per quanto barocco (colorito, mosso, sce­nografico), vive ancora nella tradizione classica e non manca di equilibrio e compostezza.

1. OpereBaldacchino di S. Pietro, la più grande opera di bronzo scolpita che si conosca.

Fu fatto con il bronzo tolto dai lacunari del Pantheon per ordine di Urbano VIII, donde il detto popolare «Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini»

Il Bernini concepì quest’opera, più che architettonicamente, come puro gioco plastico-pittorico di luce ottenuto col movimento di masse: colonne tortili, cornicioni ricurvi, angeli in alto, ecc. Gli ornamenti superiori a dorso di delfino sono tratti da disegni di F. Borromini. All’ambiente creato dal Baldacchino occorreva una qualche grandiosa risonanza, e perciò il Bernini scavò nei pilastri della cupola quattro grandi nicchie, con statue alte cinque metri.

Palazzo Barberini, il più famoso palazzo del Seicento romano, già iniziato dal Maderno. Il Bernini costruì la parte anteriore: triplice loggiato centrale, avamposti laterali per arricchire il gioco dei chiaroscuri. Il Borromini costruì la parte posteriore e la rampa.

Palazzo di Montecitorio (Camera dei Deputati, con la facciata piegata ad onda e il monumentale atrio a colonne).

Colonnato di S. Pietro (1656-1668), capolavoro, l’opera più monumentale di Roma. Sono due immense ali, che, dopo un primo tratto ret­tilineo, si aprono a semicerchio: ogni ala è formata da quattro file di colonne doriche, che reggono un corni­cione coronato da balaustre e da 96 statue.

Si vuole che il Bernini si ispirasse, per il movimento della pianta, al motivo della Provvidenza che protende le braccia ad accogliere i fedeli.

Scala regia, in Vaticano, una delle più grandi scali­nate che siano mai state ideate, con prospettiva ascen­dente di colonne, che si avvicinano verso il fondo (cfr. già Borromini nel Palazzo Spada).

Chiesa. di S. Tommaso a Castel Gandolfo, a pianta greca e cupola.

Chiesa dell’Assunta ad Ariccia, a pianta circolare, pure a cupola.

Chiesa di S. Andrea del Quirinale, a pianta ovale, con cappelle formanti quiete zone di ombra: uno degli esempi più belli di linee architettoniche in movimento.

2 – La fama del Bernini fu grande a tal punto che Luigi XIV lo chiamò in Francia, perchè attendesse alla costruzione del Louvre; ma, nonostante le accoglienze trionfali, i suoi disegni non furono attuati.

Notevole tuttavia l’impulso che la sua venuta diede alla architettura francese di questo secolo.

OPERE SCULTOREE – Impronta di sè anche la scultura di gran parte del Settecento fino al sorgere del neoclassi­cismo canoviano. Egli è insuperabile nell’abilità di dominare la materia (marmo, bronzo), costringendola ad esprimere tutta la sua ricchezza fisica e spirituale.

Opere – Possiamo distinguere due periodi:

Periodo classicheggiante, in cui il Bernini risente dell’influenza del padre scultore, educando il suo gusto su modelli classici e alessandrini.

Ma il Bernini barocco è già presente nella tendenza a sentire l’agilità delle membra in funzione del movimento, e a strappare al marmo effetti pittorici (chiaroscuro, giochi di luce e di ombra).

Ratto di Proserpina, particolare

Enea ed Anchise, Davide, Apollo e Dafne, Ratto di Proserpina (Gall. Borghese, Roma), gruppi plastici com­posti per il cardinale Scipione Borghese.

Sono capolavori di virtuosismo stilistico: il Davide, rappresentato nel momento precedente il lancio del sasso, col volto contratto e il morso del labbro inferiore; l’Apollo e Dafne è rappresentato nel momento in cui il dio (cfr. Apollo del Belvedere) sta per abbracciare la Ninfa e la Ninfa sta per diventare pianta di alloro; il Ratto di Proserpina (cfr. Ratto delle Sabine del Giambologna) è forse opera di collaborazione col padre.

Statua di S. Bibbiana, nella Chiesa omonima a Roma, in cui il corpo ancor si raccoglie entro la linea architettonica della nicchia, ma il groviglio delle vesti offre pretesto ad impensati giochi di luce.

Periodo barocco, che ha inizio col Longino (1638), in una nicchia della crociera di S.Pietro: statua che col gesto teatrale non si raccoglie più entro la linea architettonica della nicchia, e col groviglio delle vesti offre pretesto ad uno sfarfallìo di lumetti.

San Longino, Basilica di San Pietro, Roma

Monumento sepolcrale ad Urbano VIII Barberini (mecenate e amico dell’artista) in S.Pietro. La tomba mantiene la forma tradizionale a piramide dei Sepolcri medicei, ma con maggiori intenti decorativi: in alto la statua sedente del papa (bronzo), in basso due figure allegoriche, la Giustizia e la Carità, al centro uno scheletro (bronzo), simboleggiante la morte, che segna il nome del defunto.

La Verità scoperta dal Tempo (Gall. Borghese), con magnifico nudo femminile: gruppo simbolico, eseguito dal Bernini ad esprimere la sua tristezza per la persecuzione subìta da parte di Innocenzo X della famiglia Pamphili-Doria, nemica del defunto Papa e quindi del Bernini stesso.

Estasi di S.Teresa, in S.Maria della Vittoria a Roma, il capolavoro del Bernini e della scultura del Seicento. Un angelo, simbolo dell’amore divino, sta per colpire al cuore con una freccia la santa, la quale si abbandona all’indietro, sopra un letto di nubi, nell’ebbrezza dell’estasi. L’estasi di S.Teresa incarna mirabilmente gli ideali artistici (movimento, pittoricismo) e religiosi (spasimo mistico-sensuale) di tutto un secolo e, in tal senso, guardarono ad essa artisti e letterati di ogni tempo, dallo Stendhal al Taine.

Decorazione della gran navata e delle sei cappelle laterali della Basilica di S.Pietro, Cattedra di S.Pietro nell’abside della Basilica, complesso architettonico-plastico, in cui sono profuse tutte le risorse dello stile barocco: linee serpentine, raggiere d’oro, masse di nubi, statue colossali di Dottori della Chiesa, policromia di marmi e di metalli.

Monumento sepolcrale ad Alessandro VII, in S.Pietro, di forma analoga a quello di Urbano VIII, ma molto più scenografico: un panno ricopre tutta la parte inferiore e da esso esce uno scheletro simboleggiante la morte.

Statua equestre di Costantino, nel vestibolo del Vaticano, coll’audace innovazione del cavallo sfrenato nel galoppo e dell’imperatore riverso nell’estatica contemplazione della Croce, un ampio panneggio di marmo, dietro il gruppo equestre, riduce quasi la figurazione a bassorilievo.

Statua della beata Ludovica Albertoni, nella Chiesa di S.Francesco a Ripa, che riprende il tema della S.Teresa (spasimo mistico-sensuale), ma con un insieme più teatrale: lettuccio, capo rovesciato sul cuscino, ecc.

2. Il Bernini fu anche un grande autore di busti-ritratti, ricchi di movimento e di pathos, in cui divenne maestro a due secoli. Anche in essi egli cerca di fuggire il greve senso della “posa”, per donare espressione al movimento psicologico.

Busti del Cardinale Scipione Borghese (Gall. Borghese)

Busto di Innocenzo X (Gall. Doria, Roma)

Busto di Francesco I d’Este (Gall. Di Modena)

Busto di Luigi XIV (Versailles)

Busto del Re Sole, Luigi XIV

Busto del Cardinale di Richelieu (Louvre)

Busto del medico papale Fonseca (Chiesa di S.Lorenzo in Lucina, Roma)

3. Bernini fu anche autore di fontane:

Fontana del Tritone (in Piazza Barberini)

Fontana dei Quattro Fiumi (in Piazza Navona)

Fontana del Moro (in Piazza Navona)

Fontana di Trevi (solo disegno, poi realizzata da Nicola Salvi).

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