Luigi Pellegrino (1820-1883), patriota e scienziato, laureato in Giurisprudenza, insegnante di scuole superiori, avvocato, professore di Chimica presso la Regia Università di Messina e deputato al Parlamento Nazionale.
Da giovane, prese parte all’insurrezione messinese del 1 Settembre 1847 contro il regime borbonico (svoltasi in gran parte in Piazza Duomo, qui riprodotta nel quadro di Luigi Di Giovanni, 1891) che prepararono alle rivoluzioni a carattere europeo del 1848.
Fra il 1853 e il 1856 Pellegrino si rifugiò a Malta per sottrarsi alla repressione borbonica, ma continuò nella lotta risorgimentale. Catturato nell’ultima delle sue incursioni messinesi, fu sottoposto a processo dalla Gran Corte di Catania e condannato a morte come sovversivo. Tuttavia, il magnanimo re Ferdinando II di Borbone gli concesse la grazia e convertì la condanna in trent’anni di carcere da scontare presso il “bagno di Favignana”, la stessa sorte che subì il mazziniano Giovanni Nicotera (poi ministro dell’interno del Regno d’Italia dal 1876 al 1877 e dal 1891 al 1892)1.
Dopo solo tre anni, correva il 1860, Luigi Pellegrino venne liberato da Garibaldi e continuò a combattere per l’unità d’Italia. Alla fine della guerra, fu nominato professore di chimica nell’Università di Messina, incarico dismesso in occasione della sua elezione a deputato parlamentare nella XIII Legislatura (1876), presso il Collegio 1 Messina, mentre nel Collegio 2 prevalse il colonnello Giorgio Tamaio2.
Come deputato, si batté contro i problemi della pubblica sicurezza in Sicilia e, in particolare, a Messina, laddove rilevò l’uso degli agenti di P.S. di commettere furti presso le case di nobili e benestanti, approfittando del loro ruolo pubblico: il 7 dicembre 1876, Pellegrino rivolgeva un’interrogazione al Ministro dell’interno riguardante la pubblica sicurezza a Palermo. Qui il cassiere della ferrovia aveva subito le minacce di sei malfattori allo scopo di estorcergli denaro pubblico. I nomi arrivarono sul tavolo del ministro attraverso un telegramma pubblicato su giornali locali, di cui il ministro taceva l’esistenza.
Il ministro così glissò l’interrogazione del Pellegrino: “In Sicilia vi sono briganti propriamente detti, cioè uomini organizzati in bande armate, che scorazzano la campagna; e vi sono briganti che io chiamerei domestici: questi il giorno disimpegnano le loro faccende per la città e poi ad una determinata ora, fuori le porle, tentano audaci imprese abusando del timore che incutono, timore che qualche volta piglia le proporzioni del panico addirittura, come ne è un esempio il ricatto del cassiere della ferrovia, il quale essendo armato di revolver, non ha osato adoperarlo contro i sei suoi aggressori muniti solamente di bastoni.“3
Riguardo a Messina, il deputato Pellegrino riportava il tentativo di furto ad opera di agenti di pubblica sicurezza di Messina ai danni della vedova Ottaviani4:
“In Messina, città civile, governata da leggi così dette liberali (Bisbiglio) (e lo sono), una notte, anzi sul principio di una notte, due agenti di sicurezza pubblica, un applicato ed una guardia penetrarono nella casa della vedova signora Ottaviani, appartenente ad una distinta famiglia, approfittando di un momento spiato, in cui una servente entrava nel portone per portare dell’acqua in casa. Gettata a terra quella donna, salirono al piano superiore, trassero fuori gli stili e minacciarono la signora, che, spaventata, incominciò a gridare. Ne nacque un baccano, al cui rumore accorse gran gente, ma nessuno sospettava che quei due pene- trati in casa fossero due agenti di pubblica sicurezza.
Il paese rimase fortemente impressionato da questa premeditata aggressione.
Da vari giorni questi stessi due agenti si aggiravano intorno alla casa della signora Ottaviani, e spiavano appunto il momento, come ho detto, in cui fosse uscita per qualche bisogna la sua servetta. Mentre la servetta (Ilarità) passava vicino a queste due guardie, esse pronunziarono queste parole : «Bisogna scegliere il momento che la signora sia fuori di casa, o la serva, o quando va a messa.»“5.
Decaduto per sorteggio nell’arco di un anno da quella data, venne rieletto deputato nella XIV e nella XV Legislatura6.
Scrisse per alcuni periodici messinesi, in particolare su “Scilla e Cariddi” (1843-46)7.
Morì di colera il 18 marzo 1883 e il Presidente della Camera così si espresse in merito alla sua dipartita: Presidente. ONOREVOLI COLLEGHI! Al riprendersi dei nostri lavori a me spetta il doloroso ufficio di annunciarvi la morte di due nostri colleghi: gli onorevoli Luigi Pellegrino e Giuseppe Micheli.
Luigi Pellegrino nacque in Messina il 13 maggio 1820. Di animo audacissimo e d’ingegno vivace, appena adolescente, emerse fra coloro che, insofferenti del borbonico servaggio, sfidando ogni rischio prepararono la insurrezione del 1848. E valoroso combattè a Messina ed a Palermo.
E quando, vinta l’insurrezione, dovette battere la via dell’esilio, il Pellegrino il cui animo indomito non era stato fiaccato dalla fortuna borboniche, ripetutamente tentò, dalla vicina Malta, nel 1853 e nel 1856, di risollevare l’isola a libertà. Arrestato nell’ultimo tentativo, fu condannato a trent’anni di galera, che egli stava scontando allorché la vittoriosa impresa del 1860 lo trasse dal bagno della Favignana. Reso a libertà, il Pellegrino combattè da valoroso durante i fasti di quella campagna e, cessata la guerra, fu nominato professore di chimica nell’Università di Messina, il quale ufficio abbandonò per rappresentare in Parlamento la nativa città durante la XIII Legislatura. Rieletto deputato nella XIV e nella Legislatura attuale dal medesimo collegio, il Pellegrino propugnò sempre colla parola e col voto ogni causa generosa. Tormentato da fierissimo morbo, il compianto collega moriva il giorno 18 del passato marzo.
Fu quello per Messina giorno di lutto; e le straordinarie funebri onoranze rese alla sua salma, per decreto del comune e col concorso di ogni ordine di cittadini, attestarono il dolore universale per la morte di quell’intrepido e generoso che, durante quarant’ anni, non perdonò a fatiche, a rischi, a sacrifizi per fare la patria una, libera e grande. (Benissimo!)8.
In quei primi mesi dell’anno 1883, scompare anche il massimo esponente dell’idealismo italiano, il filosofo Bertrando Spaventa, deceduto a Napoli il 21 febbraio; mentre a Londra, il 14 marzo, muore il padre del Comunismo, il filosofo Karl Marx.
Il monumento al Gran Camposanto di Messina dedicato a Luigi Pellegrino
Il monumento a Luigi Pellegrino, collocato inizialmente nei sotterranei del Gran Camposanto di Messina, è corredato dalle stesse catene della sua prigionia.
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Note
- Sotto i Borbone fino all’epoca fascista, l’isola di Favignana fu sede di una durissima prigione, spesso popolata da sovversivi. Nella fossa di S. Caterina, oltre il nostro Luigi Pellegrino, provò il rigore carcerario anche il futuro ministro dell’interno Giovanni Nicotera, liberato da Garibaldi in seguito allo sbarco dei Mille, proprio come Pellegrino
- Atti Parlamentari, SESSIONE DEL 1876-77 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 24 NOVEMBRE 1876
- Atti Parlamentari, SESSIONE DEL 1876-77 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 7 DICEMBRE 1876
- Atti Parlamentari,SESSIONE DEL 1878 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 20 MAGGIO 1878
- Atti Parlamentari, SESSIONI DEL 1878 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 27 MAGGIO 1878
- Atti Parlamentari, SESSIONE DEL 1878-77 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 24 APRILE 1877, Viene rieletto deputato nel collegio Messina 2; TORNATA DEL 25 MARZO 1882, Pellegrino presenta domanda di dimissioni da deputato.
- Diretta dall’abate Carmelo Allegra, fu pubblicata bimestralmente dal 1843 al 1846 per i tipi di Michelangelo Nobolo. Tra i collaboratori, Carmelo La Farina, Giovanni Giamboj, Marino Zuccarello Patti, Remigio Bisignani, Leonardo Antonio Forleo, Saverio D’Amico, Nicolò Camarda, Giovanni Minà Morici, Domenico Ragona Scinà, Antonio Fulci, Ercole Tedeschi Amato, Lodovico Fulci Gordone, Andrea Di Gregorio, Silvestro La Farina, Antonio Minà La Grua, Felice e Domenico Bisazza, Luigi Pellegrino, Giovan Battista Calapai, Riccardo Mitchell, Lorenzo Maisano, Francesco Bertolami, Carlo Gemmellaro, Giuseppe De Spuches, il barone Pasquale Galluppi, in G. Arenaprimo, La stampa periodica messinese, 1892-1893, pp. 84-85.
- Atti Parlamentari, LEGISLATURA XV — l a SESSIONE — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 5 APRILE 1883