Ambrogio Lorenzetti e le Allegorie del Buono e del Cattivo Governo

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AMBROGIO LORENZETTI (Siena, 1290 – 1348)
Pittore italiano di grande spessore, per l’alta simbologia delle sue opere e il linguaggio allegorico in esse contenuto.
La sua famosa Madonna con Bambino presenta caratteristiche difformi da quelle della scuola ducciana: la figura è frontale, alla maniera bizantina, i chiaroscuri sono poco curati e nel complesso l’opera rappresenta un tipico prodotto legato alla committenza borghese di Siena. Il tratto austero e composto anticipa il realismo e la dirittura morale che collocheranno l’artista ai vertici della pittura senese tanto da essere accolto, come Simone Martini, dal Consiglio dei Nove per un affresco all’interno del Palazzo Pubblico.

E’ quasi un passaggio del testimone: Martini abbandona Siena nel 1336 per recarsi ad Avignone e Ambrogio viene convocato dai Nove nel 1337. Nel periodo compreso tra il 1338 e il 1339 Ambrogio lavora sul suo capolavoro: le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna.

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

L’opera si distende su tre pareti del Palazzo Pubblico di Siena, per una lunghezza totale di 35 metri. Sulla parete di fondo della Sala dei Nove, l’Allegoria del Buon Governo ammonisce l’osservatore (si ipotizza gli stessi governanti della città) a prendersi cura del bene pubblico seguendo le principali virtù ispiratrici, qui personificate: sapienza divina, generosità, pace, temperanza, virtù cardinali e virtù teologali, etc.).

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), particolare della “Sapienza”, Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

A sinistra, si trova la Sapienza Divina, incoronata, alata, con un libro in una mano e con una bilancia nell’altra. Sui piatti della bilancia, due figure angeliche amministrano i due rami della giustizia secondo la tradizione aristotelica: “distributiva” (a sinistra) e “commutativa” (a destra). L’angelo che distribuisce la giustizia, infatti, è intento a decapitare un uomo e a incoronarne un altro. L’angelo che commuta la giustizia, invece, mostra a due mercanti gli strumenti di misura nel commercio: lo staio (per misurare il grano), il sale (molto usato nel baratto), gli strumenti di misura lineare. Più in alto ancora, a reggere le fila della bilancia è la Giustizia in trono, mentre tutto confluisce nella figura della Concordia, condizione possibile solo con un governo giusto, seduta su una sedia e con in mano una pialla livellatrice delle discordie.

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), particolare della “Concordia”, Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

Ventiquattro cittadini senesi allineati tengono in mano la corda della Concordia. Da qui ci spostiamo verso la parte destra dell’affresco, dove troviamo una lupa con due gemelli, simbolo delle origini di Siena, qui rappresentata da un vegliardo con la barba bianca. Siena tiene nelle sue mani uno scettro e uno scudo con l’immagine della Madonna, ed è sovrastata dalle tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), particolare, Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

Accanto a lei, invece, appaiono le quattro Virtù Cardinali: Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza, con indosso oggetti tipici dell’iconografia medievale; e le due Virtù non convenzionali: la Pace, tranquillamente sdraiata su un ammasso di armi e con il ramo di ulivo in mano, la Magnanimità, dispensatrice di corone e denari. Nella scena in primo piano, sulla destra, è rappresentato l’apparato difensivo della città di Siena: l’Esercito, nella sua distinzione tra cavalleria e fanteria, porta con sé come prigionieri dei ladri e dei fuorilegge, ovvero tutti i trasgressori della legge cittadina.

Da questo affresco si evince come la Giustizia fosse importante non solo nella conduzione della città per la pace civile ma anche per lo sviluppo economico della stessa e il benessere dei suoi cittadini.

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città (1338-1339), Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

Sulla parete destra si trova l’affresco con gli Effetti del Buon Governo in Città, quale diretta conseguenza di una buona amministrazione secondo i canoni citati poco prima: la vita urbana è un pullulare di attività e un andirivieni di persone cui fanno da sfondo palazzi raffinati, botteghe ricche di merci. I palazzi sono il vero indice del potere raggiunto dalla classe borghese, con le loro merlature, le finestre bifore, i balconi, le sopraelevazioni, gli affreschi. Diverse torri svettano in segno di importanza legata all’immagine della famiglia, la più alta è rappresentata dal campanile del Duomo. Notiamo, da quelle figure di operai sul tetto di una casa, che la cittadina è ancora in piena espansione e che l’istruzione è alla base del suo sviluppo visto che s’intravede un maestro con tutta la sua classe. E poi segni di gioia, di festa e di spensieratezza, come ogni città felice mostra fieramente.

Le mura separano il centro urbano dalla campagna: da qui passano pastori e contadini che portano il frutto del loro lavoro in città e da qui passiamo a un altro affresco denominato

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna (1338-1339), Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

Gli Effetti del Buon Governo in Campagna. Nei campi intorno alla città, in un territorio con qualche casa colonica e pieno di coltivazioni, circolano mercanti, giovani a caccia con la balestra, contadini che lavorano. In alto a sinistra è presente la personificazione della Sicurezza o della Legge, che con una mano regge un impiccato e con l’altra mostra un cartiglio con la scritta:

« Senza paura ogn’uom franco camini / e lavorando semini ciascuno / mentre che tal comuno / manterrà questa donna in signoria / ch’el alevata arei ogni balia ».

Finché il Comune garantirà la sicurezza, ognuno potrà camminare sicuro sia in città che in campagna, mentre chiunque trasgredirà le leggi, sarà in balia della punizione umana.

Qui c’è una della prime vedute aeree della pittura italiana e anche il primo nudo con accezione positiva (non figurato come anima dannata).

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo (1338-1339), Palazzo del Consiglio dei 9, Siena

Sulla parete laterale sinistra, in contrapposizione ai precedenti, c’è l’affresco del Cattivo Governo: l’allegoria vede al centro una specie di belzebù, simbolo della Tirannide (Tyrannide) e del cattivo governo. Quest’ultimo non vede nessuna corda che unisce, perché in realtà lo stesso è origine di separazione. Accanto a sé vede una capra nera, in contrapposizione alla lupa. Sopra aleggiano tre vizi alati:

  • l’Avarizia (Avaritia), armata di uncino portare via la borsa altrui e di due borse serrate,
  • la Superbia (Superbia), con la spada e un giogo,
  • la Vanagloria (Vanagloria), che si specchia per ammirare la sua bellezza effimera (indicata dal ramo secco).

Intorno ci sono le personificazioni del Male:

  • la Crudeltà (Crudelitas), che mostra un serpente al più innocente (il neonato);
  • il Tradimento (Proditio), con un agnellino con la coda di scorpione, simbolo di falsità;
  • la Frode (Fraus), con le ali e i piedi artigliati;
  • il Furore (Furor), con la testa di cinghiale, il torso di uomo, il corpo di cavallo e la coda di cane, simbolo di ira bestiale;
  • la Divisione (Divisio), con il vestito a bande bianche e nere verticali (rovesciamento della balzana senese a bande orizzontali) e con la sega che taglia invece di unire;
  • la Guerra (Guerra), con la spada, lo scudo e la veste nera.

Ai piedi della Tirannide c’è una Giustizia prigioniera, triste, senza mantello, con i piatti rovesciati per terra.

Tra gli effetti del Cattivo Governo c’è dunque una città soggiogata, in preda ai malfattori e con un’economia in crisi, mentre la campagna è distrutta e incendiata dalle guerre. Su tutto regna il Timore.


 

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