La storia dell’umanità fra stasi ed emancipazione
Scriviamo, riportiamo in vita storie, documenti, testimonianze.
Per non dimenticare. Per continuare ad esplorare vecchi mondi. O per crearne di nuovi. Migliori? Non lo so, ma migliorare quanto fatto in precedenza è sempre la speranza che sta alla base di ogni nuovo progetto.
Lo dico sempre ai miei allievi: qualsiasi frasi letta da un libro può trasportarvi in un nuovo mondo, permettervi di calibrare i vostri obiettivi o le vostre emozioni, aiutarvi nella ricerca di un momento o di una vita.
Le parole sono patrimonio di tutti, ma è metterle insieme nella maniera più personale (e creativa) possibile che fa di voi dei comunicatori, dei costruttori di idee, degli inventori.
Mentre l’aderenza alle fonti farà di voi degli storici. Non c’è storia senza documenti ma lo studio della storia è metodo, rigore, tecnica e, soprattutto, intuito. E l’intuito non è solo talento, ve lo costruite nel tempo: è esperienza, approfondimento, studio quotidiano, sinapsi, interdisciplinarità.
Sono d’accordo con Hegel quando diceva che “La storia del mondo non è altro che il progresso della consapevolezza della libertà.” Perché la storia e i cambiamenti del nostro mondo sono legati a piccole e grandi rivoluzioni, a una volontà irrinunciabile di cambiare ciò che è ormai stantio, obsoleto, inadeguato, corrotto.
E’ la storia dell’emancipazione, della libertà di pensare e di essere. Dante crea la sua Divina Commedia per la sua ferrea volontà di emanciparsi dalla società dei suoi tempi, composta da un clero corrotto, da governi di regnanti e di loro signorotti trincerati dietro un becero egoismo, congiure e tradimenti. La Divina Commedia è un atto di denuncia e un grido d’allarme, oltre che un poema di grande raffinatezza poetica e acume speculativo.
Infatti, Dante continua ad essere un faro da più di settecento anni.
Chi vuol essere il prossimo Dante?