FAVIGNANA (TP), da avamposto cartaginese a sede di un’attiva tonnara

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La chiesa madre con le caratteristiche cupole di maiolica smaltata di verde.

Nell’Odissea il poeta Omero descrive l’arrivo di Ulisse a Favignana come un’isola “ricca di selve e di capre selvatiche, nè molto vicina, nè molto lontana dalla terra dei Ciclopi”. E così dovettero vederla anche i Cartaginesi che arrivarono ad occuparla per la sua posizione favorevole alle correnti e all’abbondanza di una roccia molto tenera, utilissima per le costruzioni. Per lo stesso motivo i Romani la strapparono via ai Cartaginesi, dopo aspre battaglie che tinteggiarono il mare di rosso per alcuni giorni (da qui, probabilmente, il nome di Calarossa). Ma nell’Ottocento, Favignana divenne famosa per la tonnara dei Florio e per il nuovo sistema di conservazione del tonno (sott’olio e non più sotto sale). Dismessa da quasi quaranta anni, la tonnara, così come ogni altro angolo dell’isola, è oggi una splendida attrattiva turistica.

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