Nell’estate del 1874 lo scultore Zappalà offriva al Comune un busto marmoreo raffigurante Aloysio Juvara, come atto di riconoscenza per i sussidi a lui elargiti negli anni precedenti.
La Giunta «facendosi interprete del sentimento del Consiglio, significò all’artista l’alto gradimento col quale fu accolto il pregevole di lui lavoro, ed ove da parte del Consiglio trovasse accoglimento la sua iniziativa di fregiare la nuova sala delle adunanze col busto in marmo di S.M. il Re d’Italia, proporrebbe che una tale opera fosse affidata al sig. Zappalà».
La promessa fatta dal sindaco allo scultore non tardava ad arrivare e il 21 settembre 1874 il Consiglio gli commissionava «un mezzo busto in marmo raffigurante sua maestà il re da collocarsi nella sala consiliare».
Al contempo, il cesellatore Aloysio Juvara donava alla città il mezzo busto marmoreo raffigurante Antonello da Messina, continuando l’opera di captatio benevolentiae verso il Comune. L’opera era stata da lui commissionata allo scultore messinese GIUSEPPE PRINZI, che a quell’epoca soggiornava a Roma.
Gregorio Zappalà (Siracusa 13 dicembre 1823-Messina 28 dicembre 1908) è scultore di grande merito, che si forma alla scuola dei pittori messinesi Letterio Subba e Michele Panebianco, per poi approfondire le proprie conoscenze artistiche a Roma, grazie a una borsa di studio assegnatagli dal Comune di Messina. Nella capitale partecipa a numerosi concorsi pubblici e si aggiudica i seguenti lavori: gli otto gruppi della terza fontana di Piazza Navona (detta Fontana del Nettuno) e la statua di S. Pietro presso la facciata della Basilica di S. Paolo. Nel 1881 partecipa al concorso mondiale di scultura per erigere un monumento al Re Vittorio Emanuele II e si colloca al 7° posto fra i 39 premiati con medaglia d’argento e sui 379 concorrenti provenienti da ogni Paese. A lui fu affidato il lavoro della copia della famosa statua del Nettuno di Michelangelo Montorsoli, oggi collocata davanti al palazzo della Prefettura, a Messina.
Varie le commissioni affidategli, quando era ancora studente presso l’Accademia di San Luca in Roma, dal comune di Messina per il Gran Camposanto. In particolare, ricordiamo l’opera commemorativa dedicata allo statista Giuseppe La Farina.
Il monumento dedicato allo storico del Risorgimento e alla moglie Maria Luisa Di Francia è inserito nella facciata della Galleria Monumentale del Gran Camposanto di Messina.
Zappalà è autore di tre opere presenti al Cenobio, la parte eletta del nostro cimitero monumentale. La prima è datata 1883 ed è il monumento a Francesco Miceli Ainis (1840-1881), giovane mercante messinese che si era «fatto le ossa» presso i mercati di Messina, Genova e Marsiglia e che aveva posto le basi dei suoi affari nella città di Londra.
Un gigantesco angelo porge una corona di rose al Miceli Ainis, ritratto in un busto. Di grande effetto l’esecuzione del panneggio e delle grandi ali. Il putto che regge un libro, dalla parte opposta, oltre a creare un notevole contrasto e una ricercata asimmetria, conferisce al tutto una notevole naturalezza e candore. I dettami stilistici sono quelli del verismo, mentre le decorazioni sono di pura ispirazione Liberty.
Lo scultore Zappalà, tradizionalmente domiciliato nella casa-cantiere di Terranova, vicina al porto e alla stazione di Messina, aveva aperto un secondo studio lungo il più centrale Corso Cavour.
Al 1889 risale il monumento a Gregorio Raymondo Granata, poeta, storico, antiquario, socio di varie accademie italiane e straniere, regio ispettore degli scavi e dei monumenti.
L’opera è un’altra conferma dei frequenti contatti del nostro scultore con le autorità cittadine e di come coltivasse numerose amicizie nell’ambiente culturale della città. Fra le altre sue opere presenti al cimitero di Messina, Attard citava il monumento alla poetessa messinese Italia Coffa (1874-1894), presso la vasca circolare d’ingresso, e quello dedicato all’amico scultore Saro Zagari, nel sito monumentale a nord del Cenobio, ancora oggi visibile.
Nominato cavaliere della Corona d’Italia, onorificenza nazionale assegnata dai regnanti Savoia a pochi meritevoli (comunque minore rispetto all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ricevuta, ad esempio, dall’architetto del Gran Camposanto di Messina Leone Savoja) dal re Umberto I, Zappalà eseguì il mezzobusto dedicato all’artista suicida Tommaso Aloysio Juvara per il Museo Civico di Messina e il busto del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II per il Municipio di Messina.
Morì a Messina sotto le macerie del terremoto del 28 dicembre 1908.
Vedi anche Artisti messinesi scomparsi durante il terremoto del 1908.