Nella fase della decadenza dell’Impero Romano, gli imperatori spostavano la capitale per gestire al meglio i nuovi centri di potere, nel cuore dell’Europa o vicino all’Oriente. Diocleziano tra il 284 e 305 d.C. divide l’impero in quattro parti (tetrarchia) e Roma perde il ruolo di unica capitale. Nel frattempo, per l’Oriente, Nicomedia, città della Bitinia e luogo di residenza di Diocleziano, è la nuova capitale dal 286 al 330. Poi subentra Costantinopoli, dal 330 al 395.
Nel 286 Milano diventa una capitale dell’impero romano d’Occidente, ruolo poi detenuto da Ravenna, a partire dal 402. Ravenna diviene capitale per ben due volte, dal 402 al 455 e dal 473 al 476, per via dell’intermezzo di Roma capitale tra il 455 e il 473.
Nel V e nel VI secolo Ravenna fu una delle più importanti città altomedievali, grazie anche alla sua posizione: era vicinissima al mare e collegata a esso da un ramo del fiume Po, alla cui foce sorgeva il porto di Classe, mentre verso la terraferma era ben difesa dalle acque di una laguna (oggi scomparsa, mentre la costa è avanzata di 12 km).
Nel 540 l’imperatore Giustiniano, dopo il successo ottenuto con la creazione della Chiesa di Santa Sofiaa Costantinopoli, vi fa costruire l’imponente Chiesa di San Vitale.
È oramai attestato come il passaggio della capitale da Milano a Ravenna, avvenuto nel 402 d.C., abbia comportato un incremento delle costruzioni palaziali e di difesa della città romagnola. A incentivare questo passaggio è l’imperatore Onorio, figlio di Teodosio I, per sfuggire alle minacce del re Alarico.
Onorio, spesso in contrasto con il fratello imperatore d’Oriente Arcadio, cercò l’alleanza con la Chiesa cattolica eliminando le ultime vestigia del paganesimo come, ad esempio, i giochi gladiatorii. Per rinforzarsi politicamente, Onorio si avvicinò a Costanzo, valoroso generale e suo braccio destro, il quale prima sposò Galla Placidia (417), sorella dell’imperatore, poi fu associato al trono nel 421. Nonostante un relativo indebolimento dell’Impero, la situazione stava migliorando decisivamente sotto la ferma guida di Costanzo ed è possibile che se Costanzo fosse vissuto più a lungo, l’Impero si sarebbe ripreso completamente. Dopo la morte del cognato Costanzo, infatti, l’imperatore Onorio, sentendosi fondamentalmente inadeguato nell’affrontare la profonda ed irreversibile crisi dell’impero, ritenne opportuno ritirarsi a Ravenna. Nel 422/423, litigò anche con Galla Placidia, sua sorella, e la costrinse all’esilio.
Proprio Ravenna capitale vide la fine l’impero romano d’Occidente nel 476, allorquando il generale Odoacre estromise dal trono l’ultimo imperatore che, per ironia della sorte, si chiamava come il primo re di Roma, Romolo Augustolo (piccolo Augusto). Dopo circa venti anni, lo stesso Odoacre venne cacciato dal re ostrogoto Teodorico (493-526) che riportò agli antichi fasti la città di Ravenna.
Il Mausoleo di Galla Placidia
Il Mausoleo di Galla Placidia costituisce uno dei più importanti monumenti paleocristiani conservatosi sino al presente nella sua integrità strutturale e nella completezza del suo apparato decorativo.
L’edificio, che in origine sorge in collegamento con la chiesa di Santa Croce, custodisce un oratorio intitolato a S. Lorenzo ed è impostato su una pianta a croce latina sulla quale svetta la cupola, inclusa in una piccola torre quadrangolare.
L’interno è animato da un ricco apparato decorativo, composto dai rivestimenti in marmo.
I più grandi maestri mosaicisti furono bizantini e buona parte della loro arte è ancora oggi visibile a Ravenna, un tempo sede del potere politico e capitale dell’impero romano d’Occidente. Notevoli sono i mosaici contenuti nel Mausoleo di Galla Placidia, caratterizzato da un interno quasi completamente in penombra in cui l’unica luce è costituita dagli splendidi mosaici dorati o verde smeraldo su uno sfondo blu cobalto. Ogni parte, archi, sottoarchi, pilastri è rivestita di tessere colorate raffiguranti elementi ora floreali ora geometrici secondo un progetto artistico che raggiunge il suo culmine nella volta stellata e fiorita.
A primeggiare sugli altri è il tema del sacrificio di Cristo, qui rappresentato come un giovane imberbe che porta al pascolo delle pecore (i fedeli).
Immersa nel cielo stellato, proprio al centro della cupola, è una croce gemmata; ai quattro angoli si notano le figure simboliche e alate degli evangelisti. Sulla parete il martirio di San Lorenzo, votato al sacrificio come Gesù, le stelle stanno a ricordare la tortura da lui subita sui carboni ardenti. Lo sovrastano due figure barbute di santi: Pietro e Paolo, che indicano la salvezza nella croce.
Sebbene il mausoleo sia dedicato a Galla Placidia, la regina visigota non vi trova riposo. Cacciata da Ravenna proprio dal fratello, si rifugia a Roma e qui si trova sepolta presso la cappella di Santa Petronilla.
Galla Placidia
Galla Placidia, oltre che un’abile amministratrice dell’impero, è anche una strabiliante committente artistica, particolarmente attiva nell’edificazione di chiese cristiane. Nel 426 fa erigere la chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna, a titolo di scioglimento del voto fatto durante una terribile tempesta che si era scatenata sull’imbarcazione che la stava riportando in Occidente con i suoi figli. La chiesa, oggi distrutta, riportava (per la testimonianza cinquecentesca di Giovan Girolamo de’ Rossi) dei mosaici raffiguranti due navi su un mare in tempesta. In una di queste un san Giovanni evangelista soccorre Galla Placidia e i suoi figli, mentre nell’abside sotto la figura di Cristo un’iscrizione riportava: «L’augusta Galla Placidia, con suo figlio l’augusto Placido Valentiniano e sua figlia Giusta Grata Onoria, scioglie il voto per la sua salvezza dal mare».
Sempre a Ravenna fa erigere la chiesa di Santa Croce, con annesso il proprio mausoleo e una chiesa del Santo Sepolcro, a Rimini la chiesa di Santo Stefano, a Milano la cappella di Sant’Aquilino nella Basilica Laurenziana. Inoltre, fa restaurare la basilica eretta dal padre e dal fratello, San Paolo fuori le mura, a Roma.
Il Battistero Neoniano
Dello stesso periodo sono i mosaici del Battistero Neoniano o degli Ortodossi, culminante con il gran mosaico della cupola raffigurante il battesimo di Cristo, in cui un forte simbolismo induce l’artista a “vestire” di riferimenti pagani alcuni elementi naturalistici (vedi la personificazione del fiume Giordano). La costruzione è dovuta al vescovo Orso e risale agli ultimi anni del IV secolo d.C., ma l’interno è stato completato circa cinquant’anni dopo dal vescovo Neone, da cui prende il nome. Numerosi elementi del mosaico sono stati arbitrariamente aggiunti o modificati in epoca moderna (la colomba, il piattino, la croce, il volto del Cristo e il braccio del Battista).
Ravenna capitale: Periodo Ostrogoto
Al periodo ostrogoto, invece, appartiene il Battistero degli Ariani, fatto costruire dall’imperatore Teodorico durante il suo dominio (493-526) come battistero dell’antica cattedrale ariana, oggi chiesa dello Spirito Santo, che sorge nelle sue vicinanze.
L’interno si presenta spoglio, con la muratura a vista e privo di arredi. La superficie musiva è minore rispetto a quella del Battistero Neoniano e l’organizzazione decorativa meno complessa. Al centro si trova una rappresentazione del battesimo di Cristo con Giovanni Battista, la personificazione del fiume Giordano e la colomba dello Spirito Santo.
Rispetto alla rappresentazione del battistero Neoniano, più antica di circa mezzo secolo, la rappresentazione è più semplice, con figure statiche e ripetitive nella postura e nell’aspetto. È evidente l’uso del fondo oro, novità caratterizzante la futura arte gotica, mentre nel Battistero Neoniano il fondo è blu e i personaggi più classici e proporzionati.
Periodo Giustinianeo (540)
Nel VI secolo l’imperatore Giustiniano compie un vero e proprio miracolo, riuscendo a riunire, seppur per poco, l’impero romano diviso in due parti. La sua figura è ricordata anche per il riordino delle leggi romane (Corpus iuris civilis o Corpus iuris Iustinianeum), uno dei principali fulcri della solidità dell’impero.
Sotto il suo governo, viene costruita la Chiesa di Santa Sofia (532-537) a Costantinopoli (oggi Istanbul). La chiesa era dedicata alla Divina Sapienza (dal greco haghìa-divina e sophìa-sapienza). Il progetto fu affidato agli architetti Antèmio di Tràlles e Isidòro di Milèto, i quali pensarono a una struttura a pianta quadrata, preceduta da un grandioso nartece.
L’interno è diviso in tre navate, sormontate da eleganti matronei, ed è invaso da una sfavillante luce esterna, grazie alla sequenza di finestre con archi a tutto sesto distribuite in tre ordini: matronei, lunetta superiore e tamburo della cupola. Quest’ultima ha un diametro di 31 metri ed è affiancata da due semicupole laterali.
Le pareti interne sono rivestite da mosaici dorati di grande bellezza e lucentezza. I quattro minareti esterni sono stati costruiti successivamente, quando la chiesa fu trasformata in moschea.
LA BASILICA DI SAN VITALE
La Basilica di San Vitale è una delle più alte espressioni dell’arte paleocristiana, Patrimonio dell’Umanità (UNESCO, 1996). Nello stesso contesto territoriale, troviamo anche il Mausoleo di Galla Placidia, il Museo Nazionale, la Domus dei Tappeti di Pietra, il Battistero Neoniano.
ECCLESIO E ARGENTARIO, PROTAGONISTI DELLA CREAZIONE DELLA BASILICA DI San Vitale
La basilica nacque sotto il regno dei Goti, per intercessione dell’arcivescovo Ecclesio, che la commissionò tra il 522 e il 532 d.C. Un’iscrizione presente presso la stessa basilica ci dice che lo stesso Ecclesio, ordinò a Giuliano di costruire e decorare San Vitale. Giuliano è Giuliano Argentario, un banchiere bizantino residente a Ravenna, promotore di altre opere, oltre alla suddetta basilica.
Il vescovo Massimiano consacrò la chiesa nel 547 d.C. e la dedicò a San Vitale da Milano (III secolo – IV secolo), difensore del Cristianesimo, martirizzato a Ravenna e venerato giorno 28 aprile.
L’area destinata alla costruzione era caratterizzata dalla presenza di altre eleganti strutture, palazzi, la Basilica di Santa Croce e il Mausoleo di Galla Placidia.
Dal punto di vista architettonico, riassumeva aspetti dell’architettura romani, quali gli archi a tutto sesto, la cupola intradossata, le torri, e aspetti dell’architettura bizantina, quali l’uso dei mattoni a vista, l’abside poligonale, i capitelli compositi con pulvino.
LA STRUTTURA ESTERNA
La particolarità di questo edificio religioso è la disposizione dell’ardica (o nartece), che è obliqua rispetto a un lato dell’ottagono che ne compone la base. Questa soluzione tecnica, che a noi può sembrare stravagante e senza senso, probabilmente era dovuta alla presenza di altri edifici che impedivano alla basilica una collocazione ottimale delle sue componenti. Le pareti sono state realizzate in mattoni a vista, disposti di piatto.
LE DECORAZIONI INTERNE
L’interno della Basilica è di straordinaria concezione artistica e architettonica: il pavimento che si percorre è ricoperto di suggestive decorazioni geometriche a intarsio ed è strutturato a più livelli di altezza. Le pareti sono rivestite da mosaici di notevole fattura, riportanti personaggi e figure che si stagliano su un prezioso fondo oro.
L’impressione che se ne trae è di entrare in un tempio esclusivo, un rifugio eletto, dove gli elementi architettonici conosciuti prendono forme diverse: la superficie pavimentale interrotta, le colonne non eccessivamente solide e sormontate da capitelli bizantini riccamente decorati con rappresentazioni zoomorfiche e traforati, pareti ricoperte di marmi variopinti. Ci sono zone in penombra e zone più luminose, dove l’occhio ora si riposa ora medita sui molteplici racconti parietali tratti dall’antico e dal Nuovo Testamento (storie di Caino e Abele, Isaia, Mosè, Geremia ecc).
La parte più elevata accoglie la raffigurazione della famiglia imperiale, con l’imperatore Giustiniano da una parte e la moglie Teodora dall’altra, i vertici del potere politico e religioso di quel periodo storico.
Un labirinto scorre sul pavimento, probabile simulazione del periglioso percorso dell’anima verso la purificazione.