Nella fase della decadenza dell’Impero Romano, gli imperatori spostavano la capitale per gestire al meglio i nuovi centri di potere, nel cuore dell’Europa o vicino all’Oriente.
Nel V secolo d.C. assistiamo al passaggio della capitale da Milano a Ravenna.
Nel V e nel VI secolo Ravenna fu una delle più importanti città altomedievali, grazie anche alla sua posizione: era vicinissima al mare e collegata a esso da un ramo del fiume Po, alla cui foce sorgeva il porto di Classe, mentre verso la terraferma era ben difesa dalle acque di una laguna (oggi scomparsa, mentre la costa è avanzata di 12 km).
Nel 540 l’imperatore Giustiniano vi fa costruire l’imponente Chiesa di San Vitale.
È oramai attestato come il passaggio della capitale da Milano a Ravenna, avvenuto nel 402 d.C., abbia comportato un incremento delle costruzioni palaziali e di difesa della città romagnola. A incentivare questo passaggio è l’imperatore Onorio, figlio di Teodosio I, per sfuggire alle minacce del re Alarico.
Onorio, spesso in contrasto con il fratello imperatore d’Oriente Arcadio, cercò l’alleanza con la Chiesa cattolica eliminando le ultime vestigia del paganesimo come, ad esempio, i giochi gladiatorii. Per rinforzarsi politicamente, Onorio si avvicinò a Costanzo, valoroso generale e suo braccio destro, il quale prima sposò Galla Placidia (417), sorella dell’imperatore, poi fu associato al trono nel 421. Nonostante un relativo indebolimento dell’Impero, la situazione stava migliorando decisivamente sotto la ferma guida di Costanzo ed è possibile che se Costanzo fosse vissuto più a lungo, l’Impero si sarebbe ripreso completamente. Dopo la morte del cognato Costanzo, infatti, l’imperatore Onorio, sentendosi fondamentalmente inadeguato nell’affrontare la profonda ed irreversibile crisi contingente, ritenne opportuno ritirarsi a Ravenna. Nel 422/423, litigò anche con Galla Placidia, sua sorella, e la costrinse all’esilio.


Proprio con Ravenna vede la fine l’impero romano d’occidente nel 476, allorquando il generale Odoacre estromette dal trono l’ultimo imperatore che, per ironia della sorte, si chiamava come il primo re di Roma, Romolo Augustolo (piccolo Augusto). Dopo circa venti anni, lo stesso Odoacre viene cacciato dal re ostrogoto Teodorico (493-526) che riporta agli antichi fasti la città di Ravenna.
Il Mausoleo di Galla Placidia
Il Mausoleo di Galla Placidia costituisce uno dei più importanti monumenti paleocristiani conservatosi sino al presente nella sua integrità strutturale e nella completezza del suo apparato decorativo.
L’edificio, che in origine sorge in collegamento con la chiesa di Santa Croce, custodisce un oratorio intitolato a S. Lorenzo ed è impostato su una pianta a croce latina sulla quale svetta la cupola, inclusa in una piccola torre quadrangolare.

L’interno è animato da un ricco apparato decorativo, composto dai rivestimenti in marmo.
I più grandi maestri mosaicisti furono bizantini e buona parte della loro arte è ancora oggi visibile a Ravenna, un tempo sede del potere politico e capitale dell’impero romano d’occidente. Notevoli sono i mosaici contenuti nel Mausoleo di Galla Placidia, un interno quasi completamente in penombra in cui l’unica luce è costituita dagli splendidi mosaici dorati o verde smeraldo su uno sfondo blu cobalto. Ogni parte, archi, sottoarchi, pilastri è rivestita di tessere colorate raffiguranti elementi ora floreali ora geometrici secondo un progetto artistico che raggiunge il suo culmine nella volta stellata e fiorita.

A primeggiare sugli altri è il tema del sacrificio di Cristo, qui rappresentato come un giovane imberbe che porta al pascolo delle pecore (i fedeli).

Immersa nel cielo stellato, proprio al centro della cupola, è una croce gemmata; ai quattro angoli si notano le figure simboliche e alate degli evangelisti. Sulla parete il martirio di San Lorenzo, votato al sacrificio come Gesù, le stelle stanno a ricordare la tortura da lui subita sui carboni ardenti. Lo sovrastano due figure barbute di santi: Pietro e Paolo, che indicano la salvezza nella croce.

Sebbene il mausoleo sia dedicato a Galla Placidia, la regina visigota non vi trova riposo. Cacciata da Ravenna proprio dal fratello, si rifugia a Roma e qui si trova sepolta presso la cappella di Santa Petronilla.

Galla Placidia
Galla Placidia, oltre che un’abile amministratrice dell’impero, è anche una strabiliante committente artistica, particolarmente attiva nell’edificazione di chiese cristiane. Nel 426 fa erigere la chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna, a titolo di scioglimento del voto fatto durante una terribile tempesta che si era scatenata sull’imbarcazione che la stava riportando in Occidente con i suoi figli. La chiesa, oggi distrutta, riportava (per la testimonianza cinquecentesca di Giovan Girolamo de’ Rossi) dei mosaici raffiguranti due navi su un mare in tempesta. In una di queste un san Giovanni evangelista soccorre Galla Placidia e i suoi figli, mentre nell’abside sotto la figura di Cristo un’iscrizione riportava: «L’augusta Galla Placidia, con suo figlio l’augusto Placido Valentiniano e sua figlia Giusta Grata Onoria, scioglie il voto per la sua salvezza dal mare».

Divenuta reggente per conto del figlio Valentiniano alla morte del fratello, l’imperatore Onorio, l’Augusta prende dimora a Ravenna e fa costruire nel secondo quarto del V sec. d.C. un piccolo mausoleo, forse destinato a suo luogo di sepoltura, ma mai utilizzato a questo scopo.
Titoli: nobilissima, Regina dei Visigoti
Nascita: Costantinopoli, 388/392
Morte: Roma, 27 novembre 450
Sepoltura: Cappella di Santa Petronilla
Dinastia: casata di Teodosio
Padre: Teodosio I
Madre: Galla
Coniugi: Ataulfo e Costanzo III
Figli: Teodosio (da Ataulfo), Giusta Grata Onoria e Valentiniano III (da Costanzo).
Sempre a Ravenna fa erigere la chiesa di Santa Croce, con annesso il proprio mausoleo e una chiesa del Santo Sepolcro, a Rimini la chiesa di Santo Stefano, a Milano la cappella di Sant’Aquilino nella Basilica Laurenziana. Inoltre, fa restaurare la basilica eretta dal padre e dal fratello, San Paolo fuori le mura, a Roma.
Il Battistero Neoniano

Dello stesso periodo sono i mosaici del Battistero Neoniano o degli Ortodossi, culminante con il gran mosaico della cupola raffigurante il battesimo di Cristo, in cui un forte simbolismo induce l’artista a “vestire” di riferimenti pagani alcuni elementi naturalistici (vedi la personificazione del fiume Giordano). La costruzione è dovuta al vescovo Orso e risale agli ultimi anni del IV secolo d.C., ma l’interno è stato completato circa cinquant’anni dopo dal vescovo Neone, da cui prende il nome. Numerosi elementi del mosaico sono stati arbitrariamente aggiunti o modificati in epoca moderna (la colomba, il piattino, la croce, il volto del Cristo e il braccio del Battista).
Ravenna capitale: Periodo Ostrogoto
Al periodo ostrogoto, invece, appartiene il Battistero degli Ariani, fatto costruire dall’imperatore Teodorico durante il suo dominio (493-526) come battistero dell’antica cattedrale ariana, oggi chiesa dello Spirito Santo, che sorge nelle sue vicinanze.
L’interno si presenta spoglio, con la muratura a vista e privo di arredi. La superficie musiva è minore rispetto a quella del Battistero Neoniano e l’organizzazione decorativa meno complessa. Al centro si trova una rappresentazione del battesimo di Cristo con Giovanni Battista, la personificazione del fiume Giordano e la colomba dello Spirito Santo.

Rispetto alla rappresentazione del battistero Neoniano, più antica di circa mezzo secolo, la rappresentazione è più semplice, con figure statiche e ripetitive nella postura e nell’aspetto. È evidente l’uso del fondo oro, novità caratterizzante la futura arte gotica, mentre nel Battistero Neoniano il fondo è blu e i personaggi più classici e proporzionati.