Condividi:

Gli Arabi, come ognun sa, erano la gente più civile che fiorisse nel medio evo… secondarono con ogni studio il progresso delle scienze e delle arti… popoli più civili tra quelli che allora popolavano l’Europa“.
Così si esprimeva Gioacchino Di Marzo nel suo Dell’incivilimento siciliano nell’epoca normanna e sveva, poche riflessioni (1858), pur non essendo il solo ad esaltare le capacità degli Arabi e l’eredità lasciata al mondo siciliano: Giambattista Caruso fu cultore di arabistica e autore di una Biblioteca Historica Regni Siciliae (1723), con uno studio approfondito della storia dei saraceni in Sicilia, così come Carmelo Martorana, prefetto di Palermo, autore del corposo saggio Notizie storiche dei Saraceni di Sicilia (1833), gli arabisti Rosario Gregorio, Vincenzo Mortillaro e Michele Amari. Tutti felicemente appagati dalla positiva presenza musulmana nell’Isola, per i notevoli progressi apportati in campo medico, tecnologico, agricolo, economico-finanziario, artistico. I Normanni, seguiti alla loro dominazione, contribuirono a fare della loro cultura una considerevole cassa di risonanza.

E nell’Ottocento, che considerazione c’era degli Arabi?

A dimostrazione di come nel tempo si fosse mantenuta in Sicilia una certa ammirazione nei confronti del popolo musulmano, riportiamo lo stralcio di un articolo apparso sul Giornale di Sicilia del 28 dicembre 1852:
L’emiro Abd-el-Kader è giunto in Messina la sera del 23 dicembre sul piroscafo di guerra francese, che deve portarlo in oriente; è rimasto sul bordo di quel naviglio il 24, ne è disceso nel dì seguente per fare una breve corsa fino a Taormina e Giarre. Così lo stupendo spettacolo che offre il monte di Sicilia in eruzione, e le grandezze dell’arte antica in una città, che tenne forte contro i Saraceni, anco quando intera Sicilia piegavasi sotto il loro dominio, han fermato l’attenzione dell’uomo, il cui nome grandeggia gigante nella storia della conquista francese dell’Algeria. Ed egli durante la sua corta dimora nell’isola, ha voluto visitare i luoghi che furono teatro delle gesta dei suoi antichissimi antenati, perciocchè contro Taormina, ultimo propugnacolo dei greci, combattè per sette interi mesi il califfo al-Moezz nel 962, e la riportata vittoria il fece orgoglioso vanto, che volle dal suo nome fosse la città chiamata Almoezzia“.

Abd el Kader (1808-1883) capo della resistenza algerina contro l’attacco dei francesi

Abd-el-Kader (1808-1883) fu il capo della resistenza algerina contro l’attacco dei francesi ed è considerato, ancora oggi, un eroe nazionale algerino: riuscì, attraverso lunghe trattative con il governo francese, ad allontanare lo spettro della guerra continua e distruttiva dalla terra africana. Fu esiliato in Francia e, dopo aver giurato di non alterare l’equilibrio e la pace coloniale, venne rilasciato nel novembre del 1852. Nel viaggio di andata verso Damasco (dove insegnò teologia presso la moschea degli Omayyadi), si soffermò a Messina e dintorni, ad ammirare la bellezza delle tracce lasciate dai suoi antenati.

Oggi solo in pochi continuano a parlare di azione civilizzatrice delle potenze europee nel mondo, il mito dell’esportazione della democrazia e della cosiddetta “civiltà” occidentale sembra essere caduto sotto i colpi delle ripetute rivolte dei paesi musulmani e del fallimento della politica dell’imposizione a oltranza. La giusta lezione ce la consegnano, a distanza di 900 anni, i sovrani normanni e svevi, capaci di trovare la perfetta conciliazione tra il mondo occidentale-cristiano e quello orientale-islamico.

Condividi:

Articoli consigliati

Puoi azionare il tasto copia e incolla una volta registrato, grazie.