Le deboli borghesie italiana e tedesca, vittime di uno scarso sviluppo economico e industriale, esistevano perchè l’èlite preliberale aveva accolto le loro idee riformatrici e ne aveva condiviso gli stessi interessi economici. Infatti in Italia e in Germania le strutture liberali, già deboli all’origine, furono costrette a cedere sotto i colpi del socialismo e del fascismo.
Certo, in Italia esisteva una forma di governo parlamentare, ma questa forma monista era imperfetta, visto che il re poteva sempre sciogliere le camere, nominare il capo del governo e i ministri, esautorando i poteri acquisiti nel tempo dal Parlamento. Significativamente, fu proprio la corona a respingere la democrazia di fronte al fascismo. In sostanza la borghesia italiana, nata politicamente da un patteggiamento con i ceti precostituzionali, non era riuscita a integrare i ceti emergenti, riducendosi a uno strato sottile, spezzato dall’avvento del fascismo.
Viceversa, una società priva di corpi intermedi e di resistenze feudali, come quella degli USA, riuscì a creare una potente democrazia su una forma di governo dualista: il Presidente elettivo, legittimato all’esercizio del potere esecutivo (senza bisogno della fiducia parlamentare) e il suo Congresso.
Il Presidente rappresenta l’intero paese, il Senato i singoli stati e la Camera le circoscrizioni più piccole.
Le colonie inglesi del Nordamerica creavano carte costituzionali che prevedevano una tavola dei diritti (Bill of Rights) e uno schema di organizzazione dello Stato (Form of Government). La prima conteneva i diritti inalienabili e imprescrittibili del cittadino, riconducibili al giusnaturalismo individualistico di John Locke e di William Penn: diritto alla vita, alla libertà, alla libera ricerca della felicità, al libero godimento della proprietà.
Attraverso questa breve analisi, si può affermare che non è il dualismo politico a creare ingovernabilità e instabilità politica e sociale, ma la permanenza di forze sociali che convivono, senza crederci, con istituzioni a base democratica.