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Arte

San Francesco d’Assisi e il suo operato

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Francesco nacque ad Assisi intorno al 1182. Sappiamo pochissimo delle sue  origini, ma quanto basta per poterne apprezzare l’operato e la sua formazione culturale e religiosa. Il padre era un ricco mercante di nome Pietro di Bernardone, mentre la madre Pica (o Giovanna) si diceva di origini provenzali. Frequentò la scuola parrocchiale di San Giorgio e, nel tempo libero, frequentava un grande numero di amicizie.

Fu combattente in Puglia, ma ritornò ad Assisi in preda a una crisi mistica. Da allora esercitò come missionario di Dio attraverso opere di carità verso i poveri ed i lebbrosi.

Nell’autunno del 1205, mentre pregava presso la chiesa campestre di San Damiano davanti a un crocifisso bizantino, sentì la voce di Dio che gli intimava: «Francesco va’ e ripara la mia chiesa, che come vedi, cade tutta in rovina».

Fu proprio dalla chiesa di San Damiano che Francesco cominciò la sua opera di recupero edilizio e morale della Chiesa. Per questo, utilizzò anche i beni del padre.

Questi, tendo per il suo patrimonio, lo denunziò al tribunale del vescovo Guido II come dilapidatore dei beni di famiglia. Fu a quel punto che Francesco si spogliò dei suoi vestiti e li restituì al padre.

Con indosso i panni del penitente, girò per le strade di Assisi prestando i suoi servizi ai più poveri e ricostruendo chiese.

Poco tempo dopo, dopo un’altra illuminazione, iniziò la sua missione, cominciando a predicare la pace, l’uguaglianza fra gli uomini, il distacco dalle ricchezze e la dignità della povertà, l’amore per tutte le creature di Dio e al disopra di ogni cosa e la venuta del regno di Dio.

La figura di Francesco è fondamentale per la lettura dei suoi tempi: ci troviamo sullo sfondo di una società in via di sviluppo, dove la borghesia prende sempre più piede e si afferma economicamente e socialmente. Dove, con la propria intraprendenza, si possono raccogliere numerose ricchezze e gestire la propria vita in completa autonomia rispetto al signore feudale. E’ lo specchio di una società che vuole affrancarsi dalle autorità costituite, dove i comuni, così chiamati perché composti da una comunità di persone libere, si emancipano dal re o dal vescovo e cercano, anche attraverso l’arte, di avvalorare la loro forza e la loro indipendenza.

Francesco, grazie al padre mercante, ha la disponibilità di aiutare i bisognosi e lo fa per nobiltà d’animo, mostrando quell’istinto paternalistico che caratterizzerà la classe nobiliare avviata verso la decadenza dal XVII secolo in poi.

La sua opera è rivoluzionaria perché scardina non solo i confini ben definiti delle distinzioni sociali, ma anche quelli della Chiesa, riportandola al confronto con la realtà degli indigenti, dei poveri, dei lebbrosi, ai temi del Vangelo, alle parabole di Gesù.

Così Gesù diventa il nuovo punto di riferimento e il nuovo fondamento della  religione cristiana che, con San Francesco, riparte lì dove tutto era cominciato.

Un grande interprete di questa nuova visione della realtà medievale è Giotto.

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