Cos’è l’Iperrealismo?

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Ai confini del realismo: l’Iperrealismo

Penso che rifletta la condizione attuale dell’uomo: consumista quanto basta per farsi fagocitare dalle cose ed egocentrico al punto tale da idolatrarle.

L’Iperrealismo nasce negli USA negli anni Settanta del XX secolo, quale figlio della Pop-Art. Il punto di riferimento essenziale è sempre Andy Warhol, con le sue immagini fotografiche e la puntualizzazione dei dettagli che fanno il tutto. Andy capisce che la tecnologia aiuta ad entrare nel particolare e punta il suo obiettivo come se fosse uno scandaglio dell’animo umano, una lente d’ingrandimento della coscienza. Quella coscienza che l’uomo del XX secolo ha perso dietro alle cose, ha disperso negli oggetti d’uso quotidiano (gli elettrodomestici, l’auto, il computer ecc), ha frantumato nella soddisfazione dei beni materiali.

I fotorealisti degli anni Sessanta fecero la loro apparizione in una mostra a loro dedicata presso la Brachot Gallery, nel 1973. Lo stesso Isidor Henry (detto Isy) Brachot (1884–1960), titolare della galleria d’arte, diede il nome “Hyperréalisme” all’esposizione di foto iperrealiste. Da qui l’uso comune del termine “Iperrealismo” dato a questa forma di arte che prende spunto dalle foto ingigantite o dai disegni iper-dettagliati. Il digitale è stato fondamentale per l’affermazione dell’Iperrealismo, permettendo ingrandimenti senza perdita di risoluzione.

Molti di loro hanno realizzato delle stupefacenti opere di personaggi presi dalla vita quotidiana, come il mitico Duane Hanson (1925–1996), scultore americano di statue a grandezza naturale realizzate con fibre di vetro e resine sintetiche. Hanson tratta la rappresentazione di turisti, pensionati, senzatetto, lavoratori del mondo americano, con i loro chili di troppo, l’alienazione negli sguardi, l’altra espressione del consumismo.

Duane Hanson, Old Couple on a Bench, 1994

John De Andrea (1941), scultore statunitense che ha fatto delle linee sinuose del corpo femminile il suo cavallo di battaglia per un iperrealismo coinvolgente e sensuale, fortemente emotivo e polemico in tempi di realtà virtuale.

Johan De Andrea, Joan, 1990

Continuiamo con i fondatori statunitensi del movimento artistico dell’Iperrealismo Ralph Goings, Richard Estes, Chuck Close: sono tutti fotografi e pittori.

Goings (1928) è il fotografo più legato alla Pop-Art, con i suoi dettagli sui tavoli dei fast-food, fra hamburger, ketchup e patatine.

Ralph Goings, Trio, 2009

Estes (1932) è il pittore dei paesaggi: i suoi dipinti fotografici meravigliano per la sensazione iperrealista e hanno influenzato le modalità di gestione degli effetti fotografici negli attuali smartphone.

Richard Estes, Water Taxi Mount Desert, 1999

Close (1940), già presidente del Comitato Presidenziale per le Arti grazie a una meritata nomina da parte dell’ex presidente Obama (ma dimessosi per questioni etiche nell’era Trump), è l’artista dei volti e delle loro trame pixellate.

Chuck Close, Autoritratto, 2015

Arriviamo agli europei più famosi e rappresentativi del gruppo artistico:

Gottfried Helnwein (1948), austriaco, fotografa volti di bambini, rivelandone la fragilità e polemizzando contro la violenza quotidiana del mondo degli adulti (visibile anche nei manifesti, in tv ecc).

Gottfried Helnwein, Head of a Child, 2011

Paul Cadden (1964), scozzese, raffigura volti ricoperti di rughe, espressione visiva della saggezza e della ineluttabilità della decadenza fisica.

Paul Cadden, Analysis, 2015

Personalmente è un’espressione artistica che mi piace molto perché altamente rappresentativa del periodo che stiamo vivendo.


 

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