Sizilianischer Garten.
Così viene chiamato il giardino fatto realizzare nel 1745 dall’imperatore prussiano Federico II Hohenzollern a Postdam (Berlino).
Vi si trovano agavi, ulivi, palme, fichidindia, agrumeti, le tipiche coltivazioni del paesaggio siciliano dei tempi in cui artisti, ricercatori e letterati di tutta Europa sceglievano la terra siciliana come luogo di ristoro, di recupero psico-fisico, di interesse storico-archeologico. Così il letterato Goethe (1749-1832), così l’architetto Schinkel (1781-1841), che fu uno dei progettisti del Parco imperiale di San Souci.Il tema del giardino sta già tutto nel nome: sans souci, “senza preoccupazioni”.
E un giardino prussiano in Sicilia?
Siamo sicuri che anche l’architetto ottocentesco messinese Leone Savoja (1814-1885) sia venuto a conoscenza di questa mirabile opera d’arte, ai fini dei suoi studi del verde e delle architetture destinate al Gran Camposanto di Messina. La certezza ci viene dai suoi contatti con l’architetto prussiano Karl Friedrich Schinkel, già ideatore del nuovo assetto architettonico del centro di Berlino e dalla straordinaria somiglianza della Galleria monumentale del Savoja (1865-incompiuta) con l’Altes Museum (“Museo Vecchio”) di Schinkel (1830-1845), ambedue caratterizzati da uno stile neoclassico, con un alto basamento, una facciata dotata di una sequenza ritmica e imponente di colonne di ordine ionico, opportunamente scanalate per smorzare l’andamento prepotentemente orizzontale della struttura architettonica, identici acroteri sulla cornice superiore.
Le evidenti differenze sono legate alla diversa destinazione dei monumenti (uno celebrativo, l’altro conservativo): più ritmata e animata appare quella del premiato architetto messinese (fra l’altro dotata di due gallerie laterali che conferiscono alla pianta la forma di U e alla struttura un senso di abbraccio), mentre più lineare e semplice si presenta la facciata del famoso architetto prussiano.
Anche i giardini del Gran Camposanto di Messina, certamente originali nella loro fantasiosa conformazione (ellittica nel parterre, con sinuosi viali che portano ai livelli superiori a pianta quadrangolare), come tutto il resto, sono stati probabilmente ispirati dalla disposizione a terrazze del parco di Sanssouci:
I castelli e i giardini del parco di Sanssouci (di cui fa parte anche il palazzo di Charlottenhof, opera dell’architetto Schinkel) sono stati inclusi dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità nel 1990, con questa calzante descrizione: “il castello e il parco di Sanssouci, spesso indicati come la Versailles prussiana, sono una sintesi delle tendenze artistiche del XVIII secolo nelle città e presso le corti europee. L’insieme è un eccezionale esempio di creazione architettonica e organizzazione del paesaggio sullo sfondo intellettuale dell’idea monarchica di Stato”. Nelle intenzioni dell’imperatore Federico stava la realizzazione di un giardino che potesse competere con quello di Versailles, ma che aggiungesse anche l’utilità alla bellezza puramente estetica. Riuscì perfettamente nell’intento.
Anche l’architetto Leone Savoja riuscì nell’intento di creare un luogo sacro unico al mondo, in cui ricordi, pensieri e sentimenti del passato potessero essere d’ispirazione per i vivi. Potremmo ipotizzare, in un futuro non troppo lontano, che anche i giardini e i monumenti del Gran Camposanto di Messina possano rientrare nella lista dei patrimoni dell’umanità? In fondo anche il Gran Camposanto messinese è un eccezionale esempio di creazione architettonica e organizzazione del paesaggio sullo sfondo intellettuale dell’idea monarchica (prima, borghese poi) di Stato.
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