Chiesa delle Anime del Purgatorio

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Il 31 agosto 1664, i gipponari messinesi (sarti di marina o mercanti di corpetti o gipponi, una specie di giacca utilizzata dagli ufficiali della marina militare) chiesero al Senato messinese un nuovo spazio dove trasferire la sede della propria Confraternita di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti, in associazione con l’Arciconfraternita degli Azzurri, per allontanarla dal frastuono dell’ambiente portuale. Alle spalle del Teatro Marittimo, dunque, lungo la via Ferdinanda (che prenderà il nome di via Garibaldi dopo l’unità d’Italia), fu fondata la nuova sede insieme alla Chiesa delle Anime del Purgatorio di Messina.

Il terremoto del 1693 e la ricostruzione della chiesa ad opera dei Loffredo

Appena trent’anni dopo quell’evento, il terremoto che sconvolse tutta la Sicilia orientale la danneggiò seriamente, finchè il primo di novembre dell’anno 1725, un nobile napoletano in visita a Messina, mosso da altrettanta nobile pietà, fece restaurare la chiesa con un’elargizione di 40.000 scudi. Per ringraziarlo di tale imprevista e provvidenziale donazione, i confrati elessero il buon Matteo Loffredo rettore ed amministratore perpetuo della chiesa stessa.

Ma tre anni dopo Matteo passava a miglior vita, lasciando erede il nipote Giacomo Trotta, figlio della sorella Anna, a condizione che prendesse il cognome, le armi, il titolo dei Loffredo e dotasse la Chiesa delle Anime del Purgatorio di altri 20.000 scudi.

Il progetto di ricostruzione della chiesa delle Anime del Purgatorio fu affidato all’architetto e pittore Andrea Suppa e, alla sua morte, all’architetto Raffaello Margarita: il nuovo edificio, di mole ben superiore alla precedente, veniva concepito su base ottagonale e con un’altissima cupola emergente dietro il prospetto in stile barocco con colonne binate e volute laterali. Gli affreschi della cupola erano opera di Domenico Giordano.

Il terremoto del 1783 e nuova ricostruzione

Nel 1761, la chiesa poteva fregiarsi del nome di Basilica e Giacomo Loffredo ne assegnava il patronato alla figlia Anna. Ma alle ore diciannove di mercoledì cinque febbraio del 1783, un nuovo terremoto tornava a devastarla. Sempre grazie all’intercessione e alla beneficenza della famiglia Loffredo, la Basilica delle Anime del Purgatorio tornò a nuova vita (trovi approfondimenti nel mio nuovo libro: I Marchesi di Cassibile).

La calamità, paradossalmente, divenne un’occasione unica per rideterminare la mappa della città e del suo comprensorio, ricostruire alcuni edifici secondo le nuove tecniche costruttive antisismiche scaturite dalle osservazioni scientifiche successive al terremoto di Lisbona del 1755, avviare un piano di riforma agraria per rifornire la città delle necessarie risorse alimentari.

Il terremoto del 1908 e rimozione della chiesa (poco) danneggiata

In quelle ottime condizioni, dopo il restauro operato alla fine del Settecento, la Basilica delle Anime del Purgatorio attraversò un altro secolo. Negli anni ’80 dell’Ottocento, le amministrazioni liberali della città di Messina, formate da una borghesia di liberi professionisti e funzionari, in un aperto contesto di speculazione edilizia, decretarono di abbattere la Basilica perché insistente lungo il nuovo asse viario segnato dalla via Garibaldi. Il patrono della chiesa, Gaetano Loffredo, a quei tempi consigliere comunale, si batté a lungo perché la giunta municipale presieduta dal sindaco Giuseppe Cianciafara abbandonasse l’idea, ma poi si rimise alle necessità viarie della nascente città ottocentesca. La chiesa non venne abbattuta, ma per la stessa motivazione, sebbene la struttura fosse rimasta intatta, fu rimossa dalla via Garibaldi nel corso del 1909, in seguito alla ricostruzione urbana operata dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, scomparendo per sempre dalla mappa della città di Messina.


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