Scrittura e calligrafia siciliane

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E’ proprio vero: oggi si scrive decisamente meno, soprattutto a mano, per via della diffusione degli smartphone e della scrittura digitale. Un tempo, la scrittura era un’arte, la calligrafia, appunto, un elemento di distinzione, una passione da coltivare rigo per rigo, curandone proporzioni, grandezze, colori, impressione sul foglio, selezione della carta. Da quello che leggo in giro per la rete, la bella scrittura è tornata alla ribalta. Con essa, anche la carta. Insieme ai display dei tablet e delle tavolette grafiche. Non mi resta che augurarvi buona scrittura!

Quale calligrafia si usava in Sicilia?

La Scrittura nel XII secolo (periodo normanno)

Nei documenti di epoca normanna prevale la MINUSCOLA CAROLINA o minuscola francese.

Il Garufi divide la scrittura della cancelleria normanna in due periodi:

  1. da fine XI sec. alla metà del XII in cui la scrittura è più allungata e sottile, le parole sono separate, pochi i segni di punteggiatura (solo qualche colon), la d e la r possono trovarsi in due forme diverse;
  2. dalla metà alla fine del XII sec. più rotonda, più di uso librari, comincia a subire le influenze della gotica.

Compare la virgola e il punto e virgola.

Nelle carte signorili, ecclesiastiche e private la scrittura è quella usata nella cancelleria regia, ma più omogenea nei periodi considerati. La caratteristica è l’influenza della carolina: chiarezza, rotondità, calligraficità.

Le carte ecclesiastiche sono molto composte ed ordinate, comprensibile vista l’elevata disponibilità di scribi.

La Scrittura fra il XII e il XIII secolo (periodo svevo)

La vicinanza con il periodo normanno porta la cancelleria sveva a un periodo di transizione, per poi approdare definitivamente alla GOTICA, una scrittura elegante, calligrafica, chiara e posata, tendente al rotondo, parole e lettere staccate fra loro, punteggiatura essenziale.

La Scrittura fra il XIII e il XV secolo (periodo aragonese)

La scrittura di tipo gotico viene utilizzata in forma corsiva, dando vita alla MINUSCOLA CANCELLERESCA. Notevole è lo sviluppo di code e svolazzi, le lettere sono legate le une alle altre e il tratto è rapido. Primo rigo solitamente minuscolo, solo il nome del re presenta lettere ingrandite. Nel corpo possono trovarsi lettere maiuscole di tipo capitale o onciale, spesso ornate e con tratto raddoppiato. Si usa il trattino sulle i al posto del puntino. La punteggiatura è scarsa.

Nella seconda metà del Quattrocento arriva l’influenza della umanistica nella cancelleria siciliana e il tratto si fa più rotondo e sobrio. Da questo tipo di scrittura, chiamata SEMIGOTICA, si arriva alla CORSIVA UMANISTICA del ‘500, simile a quella dei brevi pontifici: scorrevole, senza ornamenti, né abbreviazioni.

Nei registri, invece, permane la gotica, con le abbreviazioni e sempre più di difficile lettura.

La Scrittura Notarile

La MINUSCOLA NOTARILE DI TIPO CAROLINO, su imitazione dei documenti cancellereschi, si presenta di gradevole aspetto e di facile lettura. La I iniziale è sempre grande e decorata, tipicizza anche il notaio. Primo rigo in minuscole. La scrittura è di tipo gotico.

Da un punto di vista paleografico è interessante la completio con il signum tabellionis che precede la formula di chiusura ed è formato da un segno di croce e dalla parole Ego decorata, oppure da una figura che richiama il nome del notaio. Di grande interesse anche le sottoscrizioni dei testimoni per conoscere la varietà della grafia dell’epoca.


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