Le origini dell’Astrattismo nelle note di Kandinsky

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Se la Belle Èpoque aveva dato ai cittadini europei la sensazione di una vita sempre in ascesa economica e piena di benessere, la fine della Prima Guerra Mondiale tradisce le aspettative persino dei più entusiasti, costretti ad arrendersi all’evidenza del fallimento di quella società tecnologica, industrializzata e imperialista.

L’Astrattismo

L’Astrattismo è un’altra avanguardia artistica dei primi anni del Novecento che esula dal contesto socio-culturale di quei tempi e ne prende in assoluto le distanze: si astrae, appunto. 

Vassily Kandinskij, Composizione IV, 1911, olio su tela, 159.5 × 250.5 cm, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Dusseldorf

Il movimento fa capo al pittore russo Vasilij Kandinskij (1866-1944), nato a Mosca e trasferitosi all’età di quattro anni con la famiglia a Monaco. Ritorna nella città natia per il conseguimento della laurea, ma si trasferisce nuovamente a  Monaco per intraprendere una folgorante carriera artistica, sulla scia dei movimenti allora imperanti come lo Jugendstil. A caratterizzare la sua pittura sono figure prive di volume, ma di forme e colori vari e intensi.

Vita di Vassilij Kandinskij

Nasce il 16 dicembre del 1866 presso una famiglia benestante di commercianti all’ingrosso di spezie. Nel 1870 la famiglia Kandinskij si trasferisce a Monaco di Baviera, città che di lì a poco entrerà nella sfera dell’Impero germanico. Dopo la separazione dei genitori, avvenuta nel 1871 proprio nella città tedesca, Vasilij va a vivere presso la zia Elizaveta a Odessa. Con lei impara a disegnare e a suonare il violoncello. Contemporaneamente, comincia ad appassionarsi ai colori e alle luci dei paesaggi durante i suoi studi di giurisprudenza a Mosca.

Nell’anno della laurea, il 1892, decide di sposare l’adorata cugina Anja Čimiakin. Qualche anno dopo raggiunge nuovamente Monaco di Baviera per studiare presso l’Accademia, qui incontra altri artisti in cerca di visibilità. Inoltre, crea una scuola di pittura sperimentale, utilizzando i colori per definire le forme, come nella tradizione impressionista. I temi, però, sono prelevati dalla tradizione russa.
Dietro l’influsso delle avanguardie francesi, abbraccia le tematiche della Secessione berlinese e, nell’ambito della formazione di un gruppo di studenti, conosce Gabriele Münter, che diventerà la sua nuova compagna. Nel 1908, la coppia si trasferisce a Murnau, dove compra una casa che diventa un grande ritrovo di artisti, soprattutto russi. Nella sua fase di sperimentazione, Kandinskij insiste sui colori eliminando sempre più la dimensione fisica e traghettando le prime forme di espressionismo europeo in astrattismo.

Impressioni, Composizioni, Astrazioni

Vassilij Kandinskij, Impressione III (concerto), 1911, Olio su tela, 77,5×100 cm, Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco
Il dipinto rappresenta un concerto realmente eseguito in Francia dal compositore viennese Arnold Schönberg. Sulla destra emerge un pianoforte nero, mentre a sinistra si notano una serie di coloratissimi spettatori. Emergono anche elementi del paesaggio: un albero dalla chioma rossa e gli sprazzi blu di uno specchio d’acqua.

Questa nuova avanguardia artistica vede il suo battesimo presso la Galleria Heinrich Thannhauser di Monaco. Emerge subito l’intreccio indissolubile dell’arte astratta con la musica. Kandinskij, infatti, denomina

  • Impressioni” i quadri in cui la natura esteriore ha ancora una parte preminente;
  • Composizioni” i quadri composti dalla sua componente razionale;
  • Improvvisazioni” le opere scatenate dalla sua componente irrazionale.

Il suo primo acquerello astratto è del 1910: spiccano i colori rosso e blu su uno sfondo scuro e piatto. Il disorientamento dello spettatore è ricercato dallo stesso artista, il quale afferma che il rosso è un colore in espansione, aperto, mentre il blu è un colore introverso, chiuso. L’accostamento determina un aperto contrasto.

Il 1911 è l’anno di fondazione del Blaue Reiter, nuova corrente artistica ideata insieme al collega Franz Marc. Dopo l’esposizione in varie mostre, secondo un programma che lo porterà fino a New York, Kandinskij parte per la Russia nel 1917, lasciando a Murnau la compagna Gabriele Münter e tutte le sue opere. A Mosca, Kandinskij viene nominato commissario del Popolo per l’Educazione e propone una riforma scolastica nelle scuole d’arte.
Nel 1916 abbandona Gabriele e l’anno successivo sposa la figlia di un generale russo, Nina Andreevskaja.

Nel dicembre del 1921 è a Berlino con la moglie e già nel 1922 comincia la sua significativa avventura nella scuola Bauhaus dove lavorerà come docente di decorazione murale fino al 1933, sia nella sede di Weimar sia nella sede di Dessau, accanto all’amico Paul Klee.
Dopo l’avvento del nazismo, viene bollato come artista degenerato dalla censura hitleriana e non solo è costretto a ritirarsi dalla mostra di Monaco del 1937 ma anche a rifugiarsi a Parigi in seguito all’accusa di bolscevismo.
Dipinge sempre meno e i suoi cartoni si fanno sempre più scuri e cupi.
Muore a Parigi il 13 dicembre del 1944 presso la sua casa sita nel quartiere di Neuilly-sur-Seine.

Gli scritti di Vasilij Kandinskij

Vasilij Kandinskij, Improvvisazione 11, 1910, olio su tela, 97,5×106,5 cm, Museo russo, San Pietroburgo.
Si nota un’imbarcazione a vela in preda alle onde di un mare che picchietta dei suoi colori lo stesso scafo.

Attraverso i suoi scritti (Lo spirituale nell’arte, Punto, linea, superficie e Punto e linea sul piano) possiamo avere conferma delle sue innovazioni tecniche e del suo profilo artistico.
Il primo libro subisce quasi certamente l’influsso de L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. I colori così assumono anche un carattere psichico, a parte che fisico. Sono capaci di arrivare all’anima dell’osservatore attraverso un’immediata analisi visivo-sensoriale. Come le note musicali, i colori attivano delle sensazioni istintive che portano gli osservatori a compiere un vero e proprio percorso spirituale.
Ogni colore produce la sua netta sensazione, variabile solo nelle tonalità e ognuno imprime una scossa elettrica al nostro sistema nervoso (che la rimanda al cervello) capace di modificare il nostro processo di coscienza-conoscenza.

Si passa dall’analisi dei colori primari (giallo, blu, rosso) a quella dei colori secondari (arancione, verde, viola).

Il giallo è un bagliore totale e irrazionale, quasi un suono di tromba.
Il blu è profondità e dramma, un suono di organo.
Il rosso è energia pura, coscienza, suono di tuba.

L’arancione è vitalità vibrante, come il suono di una campana.
Il verde è tranquillità, come le note calde e vibranti di un violino.
Il viola è acido e aspro, come un corno inglese.
Il marrone è statico e stanco, come un contrabbasso.
Il grigio è di una neutralità penetrante, come un piffero.
Il bianco è il silenzio, l’insieme di tutti i colori, un non-suono o l’attesa di un concerto.
Il nero è sempre silenzio ma avvolto nelle tenebre, corrisponde alla fine di un brano musicale.

L’associazione fra colori e forme geometriche nello spazio rafforza la composizione: il rosso si sposa bene con il quadrato, il giallo con il triangolo e il blu con il cerchio.

Si ribalta, dunque, il concetto di bellezza, non più affidata alla pura estetica ma costruita sulle proprie emozioni e perciò soggettiva. Ancora una volta torna il concetto dell’arte come salvezza: le emozioni scatenate dalle forme e dai colori portano alla ricomposizione della spirito e, di conseguenza, anche del corpo e di tutte le espressioni materiali.

In “Punto, linea, superficie“, Kandinskij si sofferma sulle geometrie che si traducono in soluzioni grafiche semplici, anch’esse capaci di suggerire stati d’animo: dal punto come elemento statico e partenza di un concetto, alla linea come elemento dinamico dettato dal punto. La posizione o lo spessore della traccia di una linea comunica distensione o tensione: dramma se la linea è spezzata, serenità se è piatta, sottile e orizzontale, armonia se è curva… 

Opere di Vasilij Kandinskij

Nel 1939, cinque anni prima della sua morte, Kandinsky completa il lavoro finale della serie di composizioni. La caratteristica principale degli ultimi suoi dipinti è l’uso del colore nero, che aumenta il contrasto tra i colori e le forme e che evidenzia il crepuscolo di una vita vissuta al massimo delle sue potenzialità e di un’Europa che scompare tra i fumi della seconda guerra mondiale.

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