Le ultime parole prima del suicidio
Con queste parole il veronese Emilio Salgari metteva fine alla sua vita di scrittore fantasioso, uomo audace, padre premuroso e marito sofferente. Con la lama affilatissima di un rasoio, il 25 aprile 1911, in un casolare di campagna lontano dal resto del mondo, si procurò ferite mortali allo stomaco e alla gola, forse a ricordo della tigre squarciata da Sandokan in uno dei suoi mirabolanti racconti.
Le tigri di Mompracem
Stava [la tigre] per riprendere lo slancio per gettarsi sui cacciatori, ma Sandokan era lì. Impugnato solidamente il kriss si precipitò contro la belva e prima che questa, sorpresa da tanta audacia, pensasse a difendersi, la rovesciava al suolo, serrandole la gola con tale forza da soffocarle i ruggiti.
– Guardami! – disse. – Anch’io sono una Tigre! –
Poi, rapido come il pensiero, immerse la lama serpeggiante del suo kriss nel cuore della fiera, la quale si distese come fulminata.
Un urrah fragoroso accolse quella prodezza.
Il pirata uscito illeso da quella lotta, gettò uno sguardo sprezzante sull’ufficialetto che stava rialzandosi, poi volgendosi verso la giovane lady, rimasta muta pel terrore e per l’angoscia, con un gesto di cui sarebbe andato altero un re, le disse:
– Milady, la pelle della tigre è vostra.
[Le Tigri di Mompracem – Emilio Salgari, Donath, 1900]
Lettera agli editori di Salgari
Ai posteri lasciava un foglietto polemico (stanco dello sfruttamento da parte dei suoi editori o per le accresciute esigenze dei suoi familiari?), contenente le seguenti parole: « A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dato pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »
Salgari, infatti, fu uno scrittore molto prolifico, suo malgrado, viste le continue richieste da parte dei suoi editori e la necessità di mantenere una famiglia numerosa e una moglie con problemi psichiatrici.
Salgari è uno dei pochi scrittori italiani che, attraverso i suoi numerosi romanzi e i racconti inseriti nei Cicli dei pirati della Malesia, dei corsari delle Antille, dei corsari delle Bermude, delle avventure del Far West, delle avventure in India, ha lasciato tracce indelebili di sè anche all’estero e che merita di essere ricordato per la sua originalità, il suo estro, la sfrenata fantasia, il sapore dell’epos coloniale britannico e l’avventura romantica da romanzo d’appendice francese. Figlio del suo tempo, un Ottocento postunitario alle prese con lo sfruttamento delle risorse coloniali e del meridione d’Italia, ma anche abile promotore della sua produzione letteraria. Lo stile svelto, la stesura semplice ma seducente, a volte un po’ ruvida, ci permettono improbabili ma possibili paragoni con i suoi colleghi d’oltralpe Balzac, Dumas, Verne, Conrad. A questo profilo di scrittore romantico e scapigliato, seppe aggiungere quello di un uomo dinamico, sportivo (ginnasta, podista, ciclista e schermidore) anche se non proprio dedito a una vita frenetica, come testimoniano gli appunti presi da antichi libri custoditi nelle biblioteche e gli atlanti, le mappe geografiche, le armi da taglio appoggiate quotidianamente sul suo tavolo da lavoro.
Link utili
Vi segnalo il sito dei suoi discendenti: http://www.emiliosalgari.org
e quello della Casa del Cinema di Roma che fa partire, da oggi, una rassegna cinematografica in suo ricordo, fino al 6 giugno:
http://www.casadelcinema.it/canale.asp?id=409
fra gli attori del film tv Sandokan (1976) ricordiamo il celebre attore messinese Adolfo Celi (1922-1986), nelle vesti del cattivo di turno Lord James Brooke.