La prima carta sulla tutela del paesaggio ambientale, di cui si ha traccia documentaria al mondo, è siciliana e risale al 1745. Fu emanata dal vicerè Bartolomeo Corsini e comprendeva la tutela del teatro greco di Taormina, il Castagno dei cento cavalli della Contea di Mascali e il bosco di Carpineto. Man mano vennero ascritte nuove aree nel Real Patrimonio di Sicilia, onde evitare feroci disboscamenti o accaparramenti indebiti di zone protette per la loro particolare bellezza naturalistica e storica.
Anche grazie a queste iniziative si è potuto conservare parte del paesaggio e della vegetazione arborea della nostra Isola: pensiamo ai faggi di zafferana Etnea, alle sugherete di Niscemi, ai frassini di Petralia Sottana, alla roverella di Castelbuono.
La storia del Castagno dei Cento Cavalli
Il nome trae origine dalla leggenda della regina Giovanna di Napoli, I d’Angiò, che regnò dal 1343 al 1381. Grazie al suo intervento, si pervenne alla stipula della pace di Catania che, nel 1347, chiuse la seconda fase della cosiddetta guerra dei Novant’anni.
L’intermediazione di Giovanna ebbe tale importanza e tale risonanza che la popolazione siciliana la ricordò in una leggenda: durante una battuta di caccia sul monte Etna, a quel tempo ricco di daini, cinghiali e cervi, in seguito a un furioso temporale avrebbe trovato riparo sotto il gigantesco castagno, assieme al suo seguito, formato da un centinaio di cavalli e di dame. Ma Giovanna pare non fosse presente in quella occasione.
Dati storici
Dominio Borbonico (1734-1860) con Carlo III re (1734-1759) e Bartolomeo Corsini Principe di Gismano vicerè (1737 -1747).