L’Illuminismo, movimento culturale nato in Inghilterra nei primi anni del ‘700, attecchisce più favorevolmente in Francia, laddove la presa di coscienza della classe borghese (con il suo bisogno di certezze e di tutele giuridiche) contribuisce al declino della nobiltà (arroccata sui suoi privilegi).
“Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza”, diceva il filosofo Immanuel Kant nella sua Critica della Ragion Pura, invitando i suoi studenti e i suoi lettori a illuminare le loro menti risollevandole dalle tenebre dell’ignoranza e della superstizione.
Alla base dello spirito critico c’era anche il principio della libertà: negli stati monarchici il sistema sociale era militarizzato e repressivo e non consentiva all’uomo comune (l’intellettuale in questo caso) di esprimere il proprio libero pensiero pubblicamente. Alcuni pensatori, come il francese Voltaire, gli italiani Pietro Verri e Cesare Beccaria, con i loro arguti scritti, riuscivano a smuovere le menti assopite delle nuove generazioni di regnanti, invitando i regnanti a un governo più “illuminato”.
Nelle arti l’Illuminismo porta alla rivalutazione degli antichi, non al fine di una pura e semplice imitazione ma come riferimento per la semplicità, la linearità, la compostezza, l’ordine, i valori saldi trasmessi nei secoli.
Il Settecento è anche il secolo delle Accademie di Belle Arti:
- Bologna 1706
- Venezia 1750
- Napoli 1752
- Parma 1757
- Verona 1764
- Milano 1776
In particolare, quella romana nasce per volere di Antonio Canova presso Palazzo Venezia nel 1812: qui lo scultore di Possagno lascia usare i propri bozzetti e i propri gessi ai suoi allievi.
Lo scultore illuminista per eccellenza: Canova
ANTONIO CANOVA (Possagno-TV 1757 – Venezia 1822)
1) Inizi della carriera e apertura dell’atelier a Palazzo Venezia
Allievo di Giuseppe Torretti, segue il maestro a Venezia presso l’Accademia del Nudo dove ha l’occasione di confrontarsi con calchi antichi originali. Dieci anni dopo, nel 1779, è già a Roma presso l’ambasciata della repubblica veneziana (Palazzo Venezia), dove apre un atelier, un privilegio riservato a pochissimi.
A quell’anno appartiene il gruppo scultoreo Icaro e Dedalo, probabilmente una rappresentazione dell’ascesa intellettuale del giovane scultore (a giudicare dal martello e dallo scalpello ai piedi di Dedalo). Qui Canova mostra le sue caratteristiche stilistiche basate sulla negazione della centralità della scultura (con la brusca alternanza di spazi pieni e spazi vuoti).
2) Cultura classica all’ombra del pensiero illuminista
Otto anni dopo realizza Amore e Psiche, un gruppo marmoreo alto poco più di un metro e mezzo, di grande intensità stilistica e poetica: realizzato per il colonnello inglese John Campbell, riprende un brano della favola di Apuleio in cui Amore risveglia Psiche dal suo torpore (il sonno della morte dopo l’apertura del vaso che le aveva consegnato Proserpina). Il bacio sta per essere dato, qui c’è solo il delicatissimo momento dell’incontro degli sguardi (quello che precede l’avvicinamento dei due volti, la chiusura degli occhi e l’unione delle labbra), i corpi si trovano in una posizione abbastanza difficile da sostenere ma il formidabile intreccio forma un movimento plastico (sottolineato dall’intersecazione di due cerchi) che ne ammorbidisce l’insieme. Il tema mitologico qui si sposa perfettamente con il pensiero illuminista: l’Amore è alla ricerca della sua metà, della parte di sé ancora sconosciuta (Psiche), che si rivelerà al momento dell’unione (come l’intelletto che scopre il suo inconscio dal momento in cui indaga su di sè).
L’innovazione delle sculture canoviane sta nel saper coniugare l’adesione al linguaggio classico (rigore delle forme, equilibrio geometrico, rispetto delle proporzioni) con una creatività espressiva disinvolta e ricca di contenuti.
3) Non solo scultore ma Ispettore delle Belle Arti per la Chiesa
Canova non è solo uno scultore, è un intellettuale che si prende cura delle belle arti di ogni tempo e si batte per la loro tutela. Nel 1802 è nominato Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa e intraprende delle serie e proficue trattative con Napoleone Bonaparte per la restituzione delle opere d’arte trasportate in Francia quale bottino di guerra. Il suo ruolo non è casuale: egli infatti è lo scultore ufficiale di Napoleone, il suo artista prediletto.
4) Alla corte di Napoleone Bonaparte
Per Napoleone aveva realizzato già una serie di opere, non ultima la statua di Paolina Bonaparte, sorella dell’imperatore, andata in sposa al principe romano Camillo Borghese. In realtà è il marito Camillo a volerla in tutta la sua sensuale bellezza (Paolina all’epoca aveva 25 anni), salvo poi rinchiuderla in una cassa per due motivazioni: la caduta di Napoleone, di cui la statua rappresentava la grandezza della stirpe, e il volere della stessa Paolina, ormai avanti negli anni e scontenta di vedersi in quell’immagine non più corrispondente alla realtà.
Nell’opera di Canova, Paolina è raffigurata nelle sembianze di una Venere vincitrice: nella mano sinistra regge una mela che ricorda la scelta di Paride a favore della dea Afrodite. Nella mitologia greca, a Paride fu affidato il compito di assegnare un pomo d’oro con sopra inciso «Alla più bella» tra le dee Era, Atena ed Afrodite. Paride scelse la dea dell’amore.
Qui la Venere-Paolina è semidistesa su un’agrippina, il divano a un unico bracciolo, con il busto scoperto e il resto del corpo avvolto da una veste leggera. Paolina assume un carattere divino, di una serenità composta, tipica del periodo classico greco. Per attenuare questo risultato, Canova colora leggermente di rosa il suo corpo.
Nella sua composizione, la statua segue linee orizzontali e verticali, spezzate dalla semi-torsione del busto e dalla torsione della testa, il gentile flettersi delle mani, la capigliatura ricca e viva. Da notare anche la ricchezza dei particolari dei cuscini e del lettino, con i notevoli giochi di luce e di ombra tra pieni e vuoti. A seconda della luce, infatti, la statua cambia lettura.
5) Autore di grandi monumenti funebri
Canova è autore di monumenti funebri dedicati ai papi Clemente XIV e Clemente XIII, e all’imperatrice Maria Cristina d’Austria. Era molto apprezzato anche da suoi contemporanei come Giacomo Leopardi e Stendhal.
Muore a Venezia nel 1822, le sue spoglie sono custodite nella città d’origine, Possagno, mentre il suo cuore si trova presso la Basilica dei Frari a Venezia all’interno di un monumento a forma di piramide fatto erigere dai suoi allievi.