Eiffel e il suo gigante metallico

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La Tour Eiffel: 18.000 pezzi di ferro e 5 milioni di bulloni. 

L’architetto Eiffel era perfettamente consapevole della portata storica del suo progetto e fece di tutto per rendere indelebile la sua impronta: dal servizio fotografico che fosse testimonianza delle varie fasi della costruzione della Tour Eiffel, alle iniziative promozionali, all’installazione di speciali ascensori inclinati, al libro degli ospiti sul quale appose la prima firma, il 1 aprile 1889.


Parigi centro del progresso europeo

La “Belle Époque” (letteralmente “l’epoca bella”, “i bei tempi”) corrisponde a un periodo storico  della Francia di fine Ottocento, legato ai progressi della scienza e della tecnica. Il termine venne poi utilizzato quale fase caratterizzante un’epoca, una società, un processo industriale di grandi proporzioni.

É un’epoca di grandi cambiamenti e di progresso continuo, ispirata al positivismo storico (1890-1914). Si registra un netto incremento del benessere e dello stile di vita: grazie alle invenzioni dell’auto, del cinema, della corrente elettrica, della radio, dei vaccini, della penicillina, la vita migliora e l’entusiasmo è alle stelle.

Questo miglioramento e questo entusiasmo colpiscono soprattutto le classi borghesi, le quali attraversano nuovi fasti della loro storia, si rinnovano attraverso nuove esperienze e si arricchiscono tramite le nuove invenzioni tecnologiche. Questo stesso stato di benessere, legato a uno sfrenato consumismo e alle tensioni che necessariamente comporta uno sviluppo capitalistico approfittatore e forsennato, porta allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Le esperienze artistiche caratterizzanti questo periodo storico sono l’espressione del nuovo stato di ricchezza raggiunto dalla classe borghese e dell’esigenze di creare un mondo a sua immagine e somiglianza.

Le città si arricchiscono di una serie di palazzi dalle architetture imponenti e fantasiose, di teatri, di caffè, di banche, di biblioteche, di musei, di giardini, di piazze larghe e vivibili.

L’espansione del settore industriale comporta la distribuzione a macchia d’olio della rete ferroviaria (un milione di km già nel 1913), delle strade grazie all’invenzione dell’auto, delle vie del mare grazie alla costruzione di grandi transatlantici capaci di varcare gli oceani in poche ore (pensate al Titanic).

L’Art Nouveau, espressione dell’arte urbana borghese

Già l’Impressionismo faceva parte di questa epoca felice, confluita poi nell’espressione figurativa dell’Art Nouveau. É il momento dell’apertura al mondo e alla mondanità, aumenta il tempo libero a disposizione: si esce sempre più spesso nel pomeriggio e alla sera per andare al teatro, nei caffè, per negozi.

In una città capitalistica dove la speculazione edilizia veniva condotta a tappe forzate e dove si restringevano gli spazi destinati al verde, l’arte urbana, ormai priva delle connotazioni della vita rurale, del quotidiano contatto con la natura, si ispirava sempre più a motivi provenienti dal mondo animale o vegetale. Cosicché i lampioni, le ringhiere, le balaustre, le fermate della metro diventavano gazebo verdeggianti dove il metallo, lo stucco e il legno prendevano forma di fiori, foglie, steli e rami d’albero.

L’Art Nouveau procurò frenesia e divenne lo stile della ricca borghesia alle prese con la modernità: le facciate delle case diventarono fiorite, così come gli interni, le scale, le lampade, il mobilio, le suppellettili, le posate. Quest’arte decorativa diventò così diffusa e desiderata da diventare ben presto anche motivo di affari.

La Tour Eiffel in vista dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889

L’Esposizione Universale di Parigi del 1889 si presentò come un’occasione in più per celebrare i fasti della società industriale nascente e anche dell’Arte Nuova. Le nove edizioni precedenti avevano mirato allo stesso obiettivo, ma l’idea di quegli anni Ottanta del XIX secolo fu di creare un monumento mai visto prima, che sfidasse le leggi della fisica, che sfiorasse il cielo, che facesse parlare della Francia, delle sue bellezze, della sua crescita economica, delle sue attività imprenditoriali, della sua arte, dell’arte del ferro, del suo essere “repubblica”. Per realizzare la torre più alta al mondo furono coinvolti Maurice Koechlin e Émile Nouguier, due ingegneri che lavoravano per la Compagnie des Établissements Eiffel, appartenente a Gustave Eiffel, chiamato anche l’«architetto del ferro» poiché le strutture dei palazzi parigini, le ossature dei monumenti, le strade ferrate francesi contenevano tutte il suo amato ferro. Che si rivelò non solo la sua più grande fissazione, ma la sua vera grande fortuna.

La Tour Eiffel come venne chiamata ben presto, era una gabbia di metallo poggiante su quattro costoloni in ferro ricurvi inframezzati da traverse metalliche. Tale progetto, però, non sarebbe mai stato portato a termine senza l’intervento di Stephen Sauvestre, ingegnere capo della società di Eiffel, il quale, oltre aver corretto alcuni calcoli statici, introdusse le famose decorazioni in stile Art Nouveau.
Con quest’opera maestosa Parigi si presentava al grande pubblico tecnologico di fine Ottocento mentre si celebrava il centenario della Rivoluzione Francese (in quel caso la Tour rappresentava la Francia che, come un faro, illuminava le altre nazioni d’Europa) e la presa della Bastiglia. Il tutto a diciotto anni dalla nascita della Terza Repubblica francese.

Gustave Eiffel, responsable manager

Per la realizzazione di questa opera grandiosa, Gustave Eiffel fece richiamo a tutte le sue doti di tecnico e soprattutto di manager culturale. La sua torre, infatti, non era solo un grande esperimento frutto della perizia tecnica raggiunta dagli ingegneri francesi, un’enorme sfida nei confronti di tutti i detrattori (e furono davvero tanti, anche dai nomi altisonanti) e degli elementi della natura (soprattutto il vento e il gelo che potevano compromettere continuamente la stabilità della struttura).

Eiffel si concentrò sulle fondamenta e su quattro pilastri appositamente inclinati, fece installare i quattro piloni a sostegno dell’intera opera. Per due anni e quattro mesi gli operai lavorarono alacremente per completare il progetto, non senza ostacoli di ogni sorta: i rigori dell’inverno 1888-89, gli scioperi dei lavoratori, le vertigini, le polemiche dei giornalisti, degli abitanti del quartiere (Champ de Mars). Pensate solo ai rumori creati da tale fabbrica, dai fumi delle attrezzature utilizzate, dal continuo viavai di carretti per l’asportazione dello sterro.

Nonostante tutto ciò, Eiffel non perse mai l’obiettivo e, oltre a respingere ogni tentativo di demolizione del suo progetto, curò personalmente la parte promozionale a sostegno del suo operato. In effetti, il comune parigino mise a disposizione solo un quarto del capitale necessario alla costruzione della torre. Tutto il resto fu reperito presso aziende e privati. A dimostrazione di come la torre Eiffel fosse una vera e propria opera di crowdfunding, basata sulla condivisione di un progetto urbanistico secondo le moderne visioni estetizzanti e di un nuovo concetto di nazione che si nutriva di iniziative economiche e culturali avanguardistiche, anche con finalità turistiche.

Solo così si spiega perché Eiffel fece esplodere dei fuochi d’artificio dalla prima piattaforma (altezza 57 metri) appena costruita in occasione dell’anniversario della presa della Bastiglia (14 luglio 1888), destando meraviglia agli occhi della cittadinanza parigina: tutto ciò che sembrava normale, su quella torre acquistava un sapore nuovo, quasi rivoluzionario. Così come quando invitò, su quella stessa piattaforma, un buon numero di giornalisti per provare l’effetto straordinario di una prima vista a decina di metri d’altezza, prima ancora che la struttura fosse ultimata in tutti i suoi 300 metri. E quando organizzò per loro anche un luculliano banchetto. Molti di loro cominciarono a intuire la grandezza e la lungimiranza del progetto di Eiffel, anche quell’apparentemente abitudinario pranzo, infatti, divenne qualcosa di straordinario, di inusuale. Tutti cominciarono a vedere in prospettiva e a declamare la torre di Eiffel come un grande strumento di esaltazione della grandeur francese, ma soprattutto dei suoi affaires. Da quella data in poi, infatti, fino ai nostri tempi, sono saliti su quella torre più di 200 milioni di visitatori.

Il 31 marzo 1889 la torre Eiffel era completata, in poco più di due anni, un evento straordinario di per sé. Giusto in tempo per l’apertura dell’Esposizione Universale di Parigi nel maggio dello stesso anno. La torre, inizialmente dichiarata come progetto ventennale (anni utili al recupero delle somme spese per la costruzione) e come porta monumentale della stessa esposizione, in breve divenne un oggetto di culto prima di Parigi poi della Francia, così da invogliare le amministrazioni a seguire a mantenerla.

Attraverso quella porta, si poteva accedere alla cittadella del futuro, una grande fiera di prodotti industriali, artigianali e artistici (macchinari per la ristorazione, auto, tram, ascensori, scale mobili, alimenti importati da tutto il mondo).

In questo stesso periodo si posero le basi per lo sviluppo dell’Imperialismo e la nascita delle suffragette, fenomeni politico-sociali che portarono rispettivamente alla prima guerra mondiale e al diritto di voto esteso anche alle donne.

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