Dal Sacro Romano Impero all’Arte Romanica

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I Longobardi, guidati dal re Alboino, si spingono dall’Ungheria verso la penisola italiana nell’anno 568, occupandola parzialmente e dividendola in due parti, denominate Longobardìa e Romània. La presenza di questo popolo barbarico perdura fino all’arrivo dei Franchi, avvenuto nel 774, così come ci tramanda lo storico Paolo Diacono. La fase successiva vede gli stessi Franchi conquistare il resto dell’attuale Francia e della penisola iberica, dove trovano la resistenza degli Arabi. Per ben tre generazioni, la popolazione barbarica dei Franchi combatte gli Arabi, restringendo i confini dell’emirato di Cordova e impedendo loro il passaggio verso il resto dell’Europa. Carlo Magno, infine, grazie al suo carisma e al prestigio raggiunto dalla sua famiglia, riesce a mettere insieme una serie di regni e a creare un grande impero. La notte di Natale dell’800 si fa incoronare imperatore dal papa Leone III presso la Basilica di San Pietro. E’ un segno importante: con quel gesto, la Corona si sottomette (spiritualmente) alla Chiesa e la Chiesa riceve tutta la protezione necessaria per la sua sopravvivenza. Il nuovo impero viene denominato Sacro Romano Impero: sacro perché celebrato tramite una solenne cerimonia religiosa, romano perché in continuità con la grandezza della civiltà romana. Di importanza basilare per Carlo Magno è la diffusione della cultura e la formazione del suo personale amministrativo. Una delle prime suggestioni dell’imperatore scaturisce dalla visita del territorio italico, sia a scopo di conquista sia a scopo di celebrazione del suo potere. Il cuore del precedente impero romano, infatti, era costellato di opere d’arte grandiose che aspettavano di essere replicate o quantomeno valorizzate. Opere d’arte che riflettevano il linguaggio classico e opere d’arte più recenti legate alla presenza dei precedenti popoli barbarici (Visigoti e Ostrogoti).

Al di là di quest’arte colta e raffinata, ne esiste un’altra, collocabile tra il VI e il VII secolo, cosiddetta “minore” poiché diversa per tradizione e tecniche utilizzate dalle arti maggiori cioè scultura, pittura, architettura. A dar vita a questa forma d’arte sono le popolazioni nomadi del centro Europa. Tracce delle loro creazioni a bassorilievo e decorazioni in stucco sono rimaste ancora oggi, specie nella cittadina di Cividale, in Friuli. SI tratta dell’Altare del duca longobardo Ratchis.

Altare del duca Ratchis

 L’opera si compone di quattro facciate, composte di lastre di marmo di Aurisina, dove sono scolpiti una serie di bassorilievi di ottima fattura decorativa: 

  • le cornici riprendono dei motivi barbarici dell’Europa del nord (motivo ad esse raffrontate), 
  • mentre le figure appaiono appiattite e prive di proporzioni. 

L’intento dello scultore dell’Alto medioevo, infatti,  è quello di rappresentare un’allegoria di personaggi biblici, non quello di imitare la realtà. Così, bastano solo delle linee essenziali per rappresentare delle figure umane portatrici di un messaggio religioso e simbolico, mentre la grandezza delle stesse figure evidenzia l’importanza dei personaggi: 

  • Maria Vergine in visita presso la cugina Elisabetta; 
  • Cristo in maestà racchiuso in una mandorla sorretta da quattro angeli; 
  • l’Adorazione dei Magi, con la Madonna, il Bambin Gesù e un angelo. 

La raffigurazione comprende un’abile esecuzione del panneggio, sullo stile dell’abbigliamento orientale, comprensivo di copricapo frigio.

Utile sottolineare il ricorso all’horror vacui (paura del vuoto), una caratteristica della scultura barbarica.

Il tocco dell’artista è incerto e grossolano e tutto l’insieme suggerisce un forte senso di precarietà e di misticismo: gli angeli dalle grandi mani che sorreggono una corona di foglie a forma di mandorla, entro la quale è raffigurata la Vergine Maria. Il tutto sospeso in un cielo immaginario dove fluttuano fiori, stelle e croci in una sorta di travagliato incrocio tra sacro e profano.

Altare della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano (Vuolvinio)

Vuolvinio, Altare di Sant’Ambrogio.

A Milano, all’interno della Basilica di Sant’Ambrogio è impossibile sfuggire alla vista dell’altare realizzato in lamine d’oro e argento, arricchito da smalti e pietre preziose, opera di un certo Vuolvinio, “magister phaber” come precisa egli stesso in un particolare. Se l’arte porta con sè una firma significa che ha un riconoscimento sociale, un’autorità e un’identità tutta sua.

Vuolvinio, Altare di Sant’Ambrogio, particolare che illustra la consegna dell’opera al Vescovo Ambrogio, con la figura e la firma dell’autore.

L’impero di Carlo Magno: un indice di consolidamento territoriale e culturale nel cuore dell’Europa

L’Impero creato da Carlo Magno nel IX secolo determinò la spinta verso la nascita di Stati nazionali nell’Europa occidentale. In uno Stato regolato da leggi, e quindi civile, capace di gestire un esercito organizzato per la difesa del territorio comune, fu più facile assicurare quella pace necessaria alla crescita demografica, culturale, economica, sociale ed artistica di una comunità. 

Lo spostamento degli insediamenti abitativi verso valle e le zone fluviali: le città medievali.

Tutto questo avvenne intorno all’anno Mille, quando lo spostamento degli interessi economici dalla campagna alla città, grazie all’azione di attivi commercianti, portò alla creazione di edifici pubblici e privati attraverso i quali la cittadinanza potesse riconoscersi e farsi riconoscere.

Sulla scia dell’arte romana, nasce l’arte Romanica

Nasceva l’arte romanica, ovvero quella forma d’arte ispirata all’ultima arte ancora visibile in molte zone d’Europa, la romana. 

L’architettura romanica è una chiara derivazione dell’architettura militare medievale: è ricca di torri, di pilastri, di mura spessissime, con funzione di difesa da eventuali attacchi esterni.

La chiesa romanica, ad esempio, non era solo il luogo d’incontro dei fedeli per lo svolgimento delle liturgie, ma anche il rifugio essenziale contro le sempre possibili invasioni di popoli stranieri.

Gli elementi architettonici caratteristici sono:

  • le volte a crociera e i pilastri compositila vera nervatura di sostentamento di tutta la struttura divisa in navate, campate e matronei, dotata di piccole finestre monofore e di grandi archi a tutto sesto. Sono gli stessi elementi che troviamo nei castelli fortificati e nelle abitazioni civili.

I caratteri di questo stile si ritrovano un pò ovunque per l’Europa: l’architettura religiosa preferisce adoperare una tipologia basilicale a croce latina con tre o cinque campate, adottando la copertura con volte a crociera che va a sostituire le capriate lignee più deperibili.

La volta a crociera è una volta in muratura di pianta quadrata formata dall’incrocio diagonale di due archi di raggio uguale che vanno a formare le quattro vele. In corrispondenza di ogni volta a crociera viene a crearsi, nello spazio sottostante, un’isola spaziale, detta campata.

L’edilizia civile è caratterizzata soprattutto da castelli fortificati e torri, consegnando alle città un’aspetto caratteristico che in alcune parti d’Europa (Francia, Italia, Germania) ancora oggi è intatto, per esempio San Gimignano, Siena, Parma, Ferrara.


 

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